Ecco i progetti con cui i brand e i designer hanno affrontato l’emergenza Covid-19.

Mai come nei momenti di difficoltà c’è bisogno della forza delle idee per ripartire. La creatività e la bellezza sono, infatti, le leve strategiche che ci hanno permesso di rialzarci dopo ogni caduta e che ci aiuteranno a ripartire anche oggi, durante e dopo l’emergenza Covid-19. Perché il design può svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutarci a ripopolare gli spazi pubblici e riappropriarci della nostra quotidianità, senza mettere a rischio la nostra salute e quella degli altri.


I grandi brand sfidano il Covid-19

Sono tanti i brand del design, della moda e della tecnologia che hanno messo le proprie competenze e la propria creatività al servizio di questa sfida. Tesla, Dyson e Mercedes hanno progettato e realizzato dei respiratori polmonari. Apple ha prodotto un milione di schermi protettivi a settimana per gli operatori sanitari.
La Ferrari, nel suo stabilimento di Maranello, ha avviato la produzione di valvole per respiratori polmonari e raccordi per maschere di protezione.

La bassanese Nardini, la più antica distilleria d’Italia che dal 1779 produce l’omonima grappa, ha lanciato un gel disinfettante mani al profumo di grappa. Una formulazione innovativa creata in collaborazione con un primario laboratorio di dermocosmesi. La confezione riprende nel design l’iconica bottiglia della grappa Nardini (foto qui sotto).

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Il design sfida il Covid-19

Ma non sono solo le grandi aziende che si sono dedicate con slancio a questo progetto. Ci sono tanti piccoli brand o singoli designer che hanno fatto la loro parte, progettando dispositivi di sicurezza individuale (da indossare), ambientale (oggetti e complementi che favoriscono il distanziamento o che servono a sanificare) o soluzioni che facilitano i nuovi comportamenti sociali.
Dalle visiere protettive alle coperte con cui pranzare al parco mantenendo la giusta distanza, sono tanti i progetti pensati per farci uscire di casa in sicurezza. E siamo certi che l’elenco crescerà con il tempo.
Ecco qualche idea.

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Dispositivi di sicurezza e protezione da indossare: visiere di protezione


Maschera protettiva, Iosa Ghini Studio

Una maschera trasparente con cui creare un ponte immateriale fra le persone. Massimo Iosa Ghini dà il suo contributo alla lotta contro il Covid-19 con uno scudo protettivo che sembra arrivare dallo spazio.
“Ho pensato di progettare una nuova maschera, esteticamente piacevole, facile da usare e soprattutto che possa essere utilizzata ripetutamente”, racconta Iosa Ghini.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con professionisti provenienti da vari settori.


Maschera Foster + Partners

Lo studio di architettura Foster + Partners ha disegnato una visiera protettiva, pensata soprattutto per il personale medico-sanitario, che si può smontare, disinfettare e riutilizzare dopo l’uso. Le maschere sono composte da tre elementi – visiera, banda frontale e cinghia che ne regola la larghezza – che si producono e assemblano in modo semplice. Così semplice che lo studio è riuscito a realizzare 1.000 scudi in un giorno con una sola macchina a taglio laser.
Le istruzioni per la realizzazione della maschera sono disponibili sul sito dello studio Foster + Partners.


Maschera Joe Doucet

Le visiere e gli scudi facciali sono considerati più sicuri rispetto alle mascherine. Hanno però un problema: sembrano usciti da un film di fantascienza distopico. Un’associazione che può creare qualche timore nelle persone.
A partire da questa riflessione il designer americano Joe Doucet ha progettato uno scudo facciale non solo utile e sicuro, ma anche bello. Lo scudo ha un design minimale ed elegante, e lenti da sole integrate con tanto di aste, così da indossarlo in modo più pratico. (joedoucet.com)

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Dispositivi di sicurezza e protezione da indossare: mascherine


Le mascherine facciali diventeranno probabilmente un’abitudine in futuro. Per evitare l’enorme spreco di mascherine usa e getta (se ne usano circa 100 milioni al giorno), bisognerà optare però per modelli sostenibili, lavabili e riutilizzabili.

Ecco le nostre preferite.


IONI, Alessandro Zambelli

IONI è la mascherina contro il Covid-19 firmata da Alessandro Zambelli. Il cuore del progetto è nel materiale impiegato: l’EVA (Etilene Vinil Acetato) con additivo antibatterico.
L’EVA è malleabile, adattandosi alle caratteristiche di chi lo indossa. È anallergico e impermeabile. Ed è ecologico, perché si può lavare, autosterilizzare e usare infinite volte.
Non solo. IONI assicura un doppio grado di protezione completa, integrando al suo interno il filtro fAG+ antimicrobico con filtraggio sia in ingresso che in uscita dell’aria. fAG+ è un filtro autorigenerante brevettato dallo studio di Zambelli, che permette una riduzione microbica continua. 


Mascherina per il riconoscimento facciale, Face ID Mask

Quando si indossa una mascherina, il cellulare non riconosce i dati biometrici per sbloccarsi. Per questo la designer americana Danielle Baskin ha pensato a una mascherina che consente il riconoscimento facciale.
Ha anche creato un sito per realizzare mascherine su richiesta. Basta mandare una foto, che verrà scansionata con una mappatura computazionale. L’immagine verrà poi stampata ad alta definizione sulla mascherina, utilizzando inchiostri con coloranti naturali. La stampa è completamente atossica e non influisce sulla traspirabilità. Per prenotarla, potete cliccare qui.


Eco Mask, Guzzini

Si chiama Eco Mask questa mascherina protettiva riutilizzabile disegnata da Valentina Del Ciotto e Simone Spalvieri per Guzzini. Realizzata con innovative plastiche antivirali e antibatteriche, Eco Mask è progettata per garantire il comfort anche per un uso prolungato, grazie al bordo morbido che si adatta a ogni forma di viso.

Eco Mask è dotata di un filtro che si può sostituire facilmente. Può essere disinfettata lavandola a mano, in lavastoviglie e anche in un forno a microonde, usando un sacchetto per la sterilizzazione a vapore. Una maschera eco-sostenibile tra l’altro estremamente leggera. Eco Mask pesa, infatti, solo 45 grammi. (www.fratelliguzzini.com – www.spalvieridelciotto.com)


Mesh, Reimiro ITI

Il brand Reimiro ITI ha creato Mesh, una maschera in cotone 100% upcycled che utilizza gli avanzi tessili delle altre produzioni.
Mesh è una maschera a doppio strato lavorata a maglia in un unico pezzo, senza materiali chimici e con una forma bombata che facilita la respirazione.

Lo strato interno è realizzato con un filato misto argento, certificato per massimizzare la protezione contro le minacce batteriche e virali.
La mascherina Mesh è 100% Made in Italy e viene realizzata in piccoli laboratori locali a gestione familiare. Il 30% del ricavato andrà all’Ospedale Policlinico di Milano.


Mascherine Toiletpaper loves Seletti

Le grafiche irriverenti di Toiletpaper, il progetto di Seletti ideato dall’artista Maurizio Cattelan e dal fotografo Pierpaolo Ferrari, vestono le mascherine di protezione.
A causa della pandemia la mascherina purtroppo è diventata parte della nostra vita di tutti i giorni e abbiamo cercato di renderla, con un tocco di ironia, un oggetto da utilizzare più volentieri”, afferma Stefano Seletti.
Una parte del ricavato sarà devoluta a FISM, Fondazione di AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla.


Porta mascherina di Guzzini

Le mascherine protettive sono diventate un’abitudine quotidiana. Ma dove metterle? Ci hanno pensato i designer Brogliato e Traverso che hanno creato questo pratico porta mascherina per Guzzini.

Realizzata in un innovativo materiale plastico in grado di ridurre la proliferazione dei batteri, questa piccola custodia per mascherina è un oggetto utile e funzionale che però non rinuncia al design.
Un oggetto bello da vedere e facile da usare, da portare sempre con sé in tasca o nella borsa, grazie anche al suo manico a cordoncino.
La custodia è lavabile e riutilizzabile. (www.fratelliguzzini.com – brogliatotraverso.com)


Dispositivi per la sanificazione e per garantire il distanziamento


Bambou by Kobra

Bambou è un dispenser igienizzatore per mani dal design avveniristico, proposto dall’azienda lombarda Kobra. L’idea è quella di realizzare un prodotto che sia non solamente utile. Un oggetto-scultura di design che possa essere esposto (in casa, ma anche in un hotel, un ufficio o un ristorante), dando all’ambiente un tocco di design ricercato e minimale al tempo stesso.
Il risultato? Un dispenser che non sembra un dispenser.


Materialise

Aprire le porte ai tempi del Coronavirus può creare più di qualche paura. Se il Covid-19 resiste a lungo sulle superfici, le maniglie delle porte rappresentano infatti un grosso rischio di contaminazione. Tanto più negli spazi pubblici.
Materialise, azienda belga specializzata in servizi di progettazione e stampa 3D, prova a darci una risposta. Il progetto offre una serie di supporti per aprire le porte con gli avambracci.
Il primo progetto è stato pensato per le maniglie cilindriche, in futuro si aggiungeranno altri design. Il modello può essere scaricato dal sito di Materialise e stampato in 3D nel giro di poche ore. Una volta stampato si monta sulla maniglia, senza bisogno di praticare fori. 


Touco

Se i batteri possono sopravvivere sulle superfici anche diversi giorni, bisogna ridurre al minimo il contatto con oggetti potenzialmente contaminati. Per questo Andrea Cingoli e
Umberto La Sorda hanno progettato Touco, uno strumento multiuso ergonomico e funzionale.
Touco può essere utilizzato per premere pulsanti o per aprire le porte. Può diventare un gancio per trasportare borse della spesa o uno stilo per firmare consegne su schermi digitali. La sua custodia-portachiavi permette di portare Touco sempre con sé.

Ma non è tutto. Questo utile strumento può anche essere realizzato in PLActive, un materiale intrinsecamente antimicrobico. Inoltre, ha una grande resistenza e può essere biodegradabile al 100% (PLActive) o riciclabile (PLA).
Touco può essere realizzato da chiunque con una stampante 3D, dato che i designer lo hanno reso “open source”. Basta scaricare il file a questo link. (www.concepticondesign.com)


NoHand, Manital

Ancora una maniglia per aprire le porte, senza dover usare le mani. Si chiama NoHand e l’ha realizzata Manital su progetto di Mario Mazzer e Giovanni Crosera.

Perfetta per luoghi pubblici (scuole, uffici, biblioteche, bagni pubblici), NoHand è un modello brevettato che contribuisce alla sicurezza, suggerendo un movimento inedito. Ora le porte si aprono con gomito e avambraccio, proteggendo le mani da possibili contaminazioni da virus e batteri. (www.manital.com)


MIUSI, Kong

Un piccolo oggetto dalle mille anime. È MIUSI, il progetto anti Covid firmato dall’architetto Eric Bevilacqua e dallo Studio Baolab, ingegnerizzato e prodotto da Kong. Un oggetto in bronzo marino antibatterico che permette di svolgere diverse attività quotidiane fuori di casa, senza toccare superfici potenzialmente infette. Dal bancomat alla macchinetta del caffè, dalla maniglia della macchina ai sostegni della metro.
Parte del ricavato della vendita di MIusi andrà a finanziare il Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche Luigi Sacco (DIBIC) di Milano, che ha avviato una ricerca sui marcatori e fattori di rischio per valutare e monitorare nuove opzioni terapeutiche per l’infezione da SARS-CoV-2. Risultati che nel lungo periodo potranno definire un nuovo approccio per affrontare pandemie virali.

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Idee per comunicare i nuovi comportamenti sociali


Urban Sun, Studio Roosegaarde

Si ispira alla luce del sole questo sistema di emissione di luce ultravioletta. La particolare frequenza di Urban Sun è in grado di eliminare fino al 99,9% del coronavirus presente nell’aria.
Ideato dallo studio olandese Roosegaarde, Urban Sun è un’installazione sospesa nell’aria, che genera un fascio di luce ultravioletta alla specifica lunghezza d’onda di 222 nanometri, sanificando dal Coronavirus lo spazio pubblico illuminato.

Urban Sun combatte l’impatto negativo dell’isolamento sociale, puntando a rendere più sicuri i festival culturali, gli eventi sportivi, le piazze pubbliche, i cortili delle scuole e, in generale, i luoghi d’incontro. Per questo è stato testato nel luogo più iconico di Rotterdam, il ponte “Erasmus Bridge”.
Un passo avanti per un ritorno a una socialità perduta.
L’efficacia di questo sistema è stata valutata da ricercatori di tutto il mondo, tra cui la Columbia University e il Dutch Council of Public Health & Society, e si basa su articoli redatti da scienziati della Columbia University e dell’Università di Hiroshima.

(youtu.be/33h8cU0WYiw)

 


Social Distance Signage, Jaime Hayon

Riprendere la nostra vita e tornare a condividere gli spazi pubblici in sicurezza durante l’emergenza Covid-19, vuol dire mantenere la giusta distanza. Due metri, per l’esattezza. A ricordarcelo è il progetto firmato da Jaime Hayon per Viccarbe. Una serie di segnali stradali con una grafica che ci invita al distanziamento fisico, ma in modo gentile.
Lo sticker è proposto in tre misure (small, medium, large) e in cinque diversi colori, così da potersi adattare a ogni tipo di superficie. Le grafiche si possono scaricare gratuitamente dal sito di Viccarbe.


Here comes the sun, Paul Cocksedge

Here comes the sun. Non parliamo della canzone dei Beatles ma del progetto del designer britannico Paul Cocksedge. Una coperta per il distanziamento con cui concedersi un picnic al parco, anche durante il periodo dell’emergenza Covid-19. La coperta è infatti progettata per garantire il distanziamento di 2 metri, mentre le persone sono sedute sul prato.
Il modello si può scaricare gratuitamente dal sito, creando la coperta con un semplice fai da te. Una risposta “solare” per tornare a guardarci oltre lo schermo del computer mantenendo, però, la giusta distanza.


C’entro, Blengini Ghirardelli

Sempre in tema di parchi, arriva il progetto dello studio Blengini Ghirardelli. Si chiama C’entro ed è una cornice modulare realizzata con bacchette in vetroresina colorata, che si uniscono a formare un cerchio. Lo spazio fra i singoli cerchi dovrebbe mostrare alle persone la distanza da tenere gli uni dagli altri.
“Ci piace definire C’entro uno strumento per socializzare piuttosto che una barriera”, raccontano dallo Studio. “Questo progetto nasce dalla ricerca di nuovi metodi di socializzazione, per far sì che la separazione fisica non impedisca alle persone di interagire”.


Il contest Fountain of Hygiene, di Bompas & Parr


Bompas & Parr, brand inglese specializzato nel design multisensoriale, ha promosso un design contest benefico dal titolo: Fountain of Hygiene. Questo attualissimo concorso internazionale si propone di progettare nuovi sistemi per igienizzare le mani.
I progetti verranno esposti al London Design Museum e battuti all’asta da Christies. Il ricavato andrà alla Croce Rossa britannica per sostenere i loro sforzi nella lotta contro la pandemia.

Scopri tutti i progetti vincitori del contest Fountain of Hygiene


Cartelli informativi, Center for Disease Control and Prevention

Il CDC – Center for Disease Control and Prevention statunitense – ha creato una serie di cartelli e infografiche, alcuni dei quali realizzati in gif animate, che invitano adulti e bambini a comportamenti corretti, come lavarsi spesso le mani. I cartelli sono tanti, sono uno più bello (e utile) dell’altro, e possono essere scaricati tutti gratuitamente qui.


Design in quarantine, V&A/RCA

Concludiamo questo servizio con una bellissima iniziativa di due studenti di storia del design di V&A/RCA (Royal College of Art): Anna Talley e Fleur Elkerton. Questi giovani designer hanno creato, nell’aprile 2020, il sito Design in Quarantine. Una sorta di archivio digitale dei progetti di design contro il Covid-19.
Il progetto ha l’obiettivo di documentare e preservare tutte le risposte progettuali del design internazionale alla pandemia di Coronavirus ed è stato coordinato dalla dott.ssa Sarah Teasley, responsabile del programma RCA per la storia del design.

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Una laurea in Lettere Moderne e un amore sconfinato per il design. Mi occupo di comunicazione, creando contenuti per agenzie di comunicazione, studi di design e aziende di arredamento.

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