Già… Perché vado ogni anno alla fiera del design di Stoccolma?
Sapeste quante volte mi sono sentito dire… “Ma come… vai di nuovo alla Fiera del design di Stoccolma? Non ti sei ancora stufato?”. E ancora: “Sì certo… il design Scandinavo è bello, ma è sempre uguale! Dopo un po’ ti stanca. Non trovi?”
Domande che arrivano puntuali ogni volta che annuncio la mia ennesima partenza per la fiera del design di Stoccolma.
E così, di ritorno dalla Stockholm Lighting and Furniture Fair2019, ho deciso di scrivere questo articolo. Per ribadire le ragioni per cui quella di Stoccolma è una delle mie fiere preferite e perché non mi abbiano ancora stancato né la fiera in sé, né il design nordico… né la città di Stoccolma!
Premetto che conosco molto bene la Stockholm Lighting and Furniture faire che da 8 anni non mi perdo un’edizione. Credo quindi di essermi meritato il diritto di fare delle considerazioni sia per quanto riguarda la fiera sia nei confronti di una città che comincio a conoscere bene e a sentire un po’ parte della mia vita. Non solo professionale…
Ecco dunque le mie ragioni. Partiamo dalla Fiera…
Le ragioni per cui amo la Stockholm Lighting and Furniture Fair
La Stockholm Lighting and Furniture Fair mi piace principalmente per diverse ragioni che posso riassumere in una.La competenza (e la passione) degli organizzatori che hanno trasformato la fiera da evento puramente “business” a evento di promozione (anche e soprattutto “culturale”) del design in genere e del design scandinavo in particolare.
Chiunque conosca la Stockholm Lighting and Furniture Fair può confermare che si tratta di una fiera bella, a misura d’uomo, rilassante, accogliente, che ti fa sentire a tuo agio… proprio come fossi a casa tua!
E volete conoscerne la ragioni? Eccole… Perché è ben organizzata, perché non è troppo grande, perché è ricca di eventi e talk di altissimo livello. Perché seleziona solo espositori di qualità, perché fa un grosso lavoro di scouting, perché non divide i brand di serie A e quelli di serie B o C. ma dà a tutte aziende, grandi o piccole che siano, le stesse opportunità. Perché coinvolge gli studenti di design e i giovani designer autoprodotti dando loro la stessa visibilità dei grandi brand… Vi basta?
In poche parole, perché si percepisce con grande chiarezza che questa fiera si fonda su un ottimo progetto culturale e non solamente su basi commerciali. Le ragioni del business non prevaricano quelle del progetto e questo, piaccia o no, alla lunga è un elemento di forza (e di distinzione) straordinario!
Ma vediamo queste ragioni nel dettaglio.
1. La selezione degli espositori.
Quest’anno sono rimasto molto colpito (ancora più del solito) dalla quantità di brand nuovi, tutti di altissima qualità ma a me completamente sconosciuti, che si sono affacciati in fiera per la prima volta. Non è bello che una fiera sappia sorprendere ogni anno i propri ospiti con nuove interessanti proposte, senza dare nulla per scontato ma lasciando spazio alla voglia di novità?
A me piace scoprire aziende poco conosciute, conoscere nuove realtà, amo farmi stupire da novità inaspettate. Questa è la principale ragione per cui ogni anno, dal quando nell’ormai lontano 2011 ho aperto Design Street, viaggio per l’Europa alla scoperta delle design week più importanti. È qui infatti, più che nelle fiere, che si scoprono i nuovi designer, i nuovi brand, i prodotti più interessanti e innovativi. Ebbene. Per me la Stockholm Lighting and Furniture Fair rappresenta un imperdibile evento di design internazionale più che una tradizionale fiera del design…
2. L’accessibilità ai padiglioni del design.
Quello che mi piace poi della fiera del design di Stoccolma è che non è divisa per “compartimenti stagni”. Mi spiego meglio. Il padiglione B, il più piccolo dei 3 che compongono la fiera, è quello dedicato ai brand di design più importanti. Eppure, nonostante non sia enorme, anche qui ho notato un’importante presenza di aziende “sconosciute”, provenienti da tutto il mondo, diverse delle quali al loro debutto qui a Stoccolma. Nella Stockholm Lighting and Furniture Fair nulla è scontato e la possibilità di esporre nel padiglione del design viene data anche a chi, seppur poco noto, lo meriti veramente.
Viene immediato il confronto con il Salone del Mobile di Milano, dove alcuni padiglioni sono assolutamente “blindati” e l’accesso da parte di brand poco conosciuti sembra essere pura utopia… Lo dico a ragion veduta non solo perché da giornalista frequento la fiera milanese da oltre 25 anni. Ma anche perché mi sono scontrato personalmente, con alcuni miei clienti che volevano “debuttare” al Salone, con frustranti logiche da anticamera. “Troppe richieste”, dichiarano gli organizzatori. “Poca lungimiranza”,quello che traspare all’esterno…
3. Lo scouting dei giovani talenti
Una delle mie tappe preferite alla Fiera del Design di Stoccolma è da sempre Greenhouse. La “serra”, un nome bellissimo per la sezione dedicata alle scuole di design e ai designer emergenti.
Qui trovo ogni anno ottimi progetti da tutto il mondo (dalla Cina all’Italia, dalla Spagna alla Germania, dai Paesi scandinavi a quelli del Baltico…), riuniti in un’isola della creatività. Una fiera nella fiera, dove gli spazi espositivi vengono affittati ai più meritevoli a un prezzo “politico”. Poco più che un rimborso spese. Bello, no?
La visita alla Greenhouse è per me il momento finale, il dulcis in fundodella mia visita in fiera e ogni anno vi dedico molto tempo. Per scoprire, per conoscere, per scambiare idee con i designer e con gli studenti presenti.
E anno dopo anno mi rendo conto di quanto sia fondamentale che un’evento dedicato ai nuovi talenti creativi designer sia oggetto di una rigida selezione e di un importante lavoro di scouting.
Ne sono più che convinto. Ho partecipato a troppi eventi dedicati ai giovani designer dove queste 2 regole fondamentali mancano totalmente, per sottovalutazione, per incapacità o per mancanza di volontà.
È un principio sbagliato che danneggia l’evento e i designer stessi. Perché senza una rigida art direction e un serio lavoro di scouting, qualsiasi evento di design rischia di trasformarsi in un discutibile mercatino dell’artigianato. E i designer più meritevoli si trovano spesso circondati da mediocrità e improvvisazione quando non vengono addirittura esclusi per i costi di iscrizione eccessivi. E non parlo solo del salone satellite di Milano…
4. Lo stile scandinavo
Concludo ricordando che la Stockholm Lighting and Furniture Fair è la più grande fiera al mondo dedicata al design scandinavo. Uno stile che amo tantissimo (e di cui parlerò in un prossimo articolo, perché merita un approfondimento a parte!)
E non lo amo per un mio gusto personale (la casa dove vivo non ha nulla di stile nordico…), bensì perché riconosco quello scandinavo come uno degli stili di design più interessanti, riusciti, coerenti (e tra i più longevi) nella storia dell’arredamento. E penso che nel paradiso dei designer ci sia un posto di riguardo per i grandi maestri scandinavi.
Credo che siano seduti di fianco ai maestri italiani e che si divertano un mondo a plasmare la forma delle nuvole.