Design Street intervista Elena Salmistraro

Abbiamo incontrato Elena Salmistraro nello store Replay – The Stage, durante la Milano Design Week, in occasione di Holy Green, l’evento con cui è stata lanciata la limited edition che Elena ha firmato per 24Bottles. Due bottiglie in acciaio inossidabile – Diana Clima Bottle e Sàkra Urban Bottle – che raccontano storie di altruismo e di tutela delle donne.

Una bella occasione per fare due chiacchiere con Elena e chiederle qualcosa anche sugli altri progetti che ha presentato al Salone e Fuorisalone. Il 2019 è stato, infatti, un anno ricco di collaborazioni per l’eclettica designer milanese. E noi non possiamo che esserne felici perché Elena riesce ad emozionarci con tutto ciò che fa.

Ecco cosa ci ha raccontato.

DS: Quando hai capito che il design sarebbe stato la tua strada?

E.S.: È stata una cosa graduale. Sono partita con la moda, poi ho studiato arte e soltanto alla fine sono arrivata al design. Se però dovessi indicare un momento preciso in cui è scattata la scintilla, in cui ho pensato che avrei voluto fare la designer, beh, è stato durante un laboratorio quando, realizzando dei piccoli vasetti, mi sono emozionata.

DS: La tua visione del design raccontata in tre parole?

E.S.: Divertimento, poesia, eclettismo.

DS: Come è nato il tuo progetto per 24Bottles?

E.S.: Dall’idea di raccontare storie di altruismo e di tutela delle donneIl tema delle donne è centrale in tutto il mio lavoro e con Diana Clima Bottle ho pensato di rendere omaggio a colei che è considerata la protettrice delle donne: la dea Diana, per l’appunto.

Śakra Urban Bottle fa riferimento invece alla storia del coniglio lunare. Si tratta di una favola buddista conosciuta in Cina, Corea e Giappone. In questa storia si racconta di 4 animali – una scimmia, una lontra, uno sciacallo e un coniglio – che un giorno incontrano un vecchietto affamato. I quattro decidono di aiutarlo a trovare del cibo. La scimmia si arrampica sugli alberi e prende la frutta. La lontra pesca. Lo sciacallo ruba cibo in una casa. Il coniglio, invece, riesce a procurarsi solo dell’erba. Volendo offrire comunque qualcosa al vecchietto, si butta nel fuoco, donando la sua stessa carne. Il mendicante però è, in realtà, una divinità e, commosso dal gesto del coniglio, disegna la sua sagoma sulla superficie della Luna, affinché venga ricordato da tutti. Una storia bellissima che racconta molto bene il mio modo di vedere il design. L’importanza che per me ha l’empatia.

DS: Oltre a sposare la mission di 24Bottles, in che modo cerchi di avere uno stile di vita sostenibile?

E.S.: Scegliendo di lavorare con aziende attente alla salvaguardia dell’ambiente, come, per esempio, Bosa con cui utilizziamo soltanto vernici senza piombo. E creando oggetti a cui le persone possano affezionarsi. Sì, perché affezionarsi a qualcosa vuol dire non volersene liberare e quindi non alimentare un consumismo selvaggio.

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DS: Veniamo agli altri tuoi progetti per la Milano Design Week. Ci racconti qualcosa su Lisetta, le sedute per Bottega Intreccio?

E.S.: Bottega Intreccio è una azienda di Mogliano Marche, in provincia di Macerata. Un paese noto per la lavorazione dell’intreccio. Tante aziende producono lì arredi, complementi e accessori moda intrecciati. Per loro ho realizzato due sedute intrecciate molto semplici, naturali. Il nome Lisetta è quello della nonna del proprietario. Ancora una volta un omaggio a una donna.

DS: Le lampade Miami per Torremato?

E.S.: Queste lampade nascono da una chiacchierata sulle vacanze con il proprietario di Torremato. Abbiamo parlato degli Stati Uniti, di Miami, e da lì ho cominciato a guardare le foto degli edifici Art Déco di Miami Beach. Si tratta di uno stile molto diverso da quello comunemente associato all’Art Déco. Quello di Miami è ricco di motivi tropicali e di colori pastello. Motivi e colori che ho trasferito sul vetro stampato delle lampade.

DS: E, invece, cosa ci dici di Grifo, l’appendiabiti con specchio per Altreforme?

E.S.: Si tratta di un progetto che ho realizzato con Antonio Aricò. Due armadi-specchio ispirati alla storia di Mata e Grifone, i mitici fondatori della città di Messina. Con Antonio abbiamo pensato a qualcosa che ci unisse e ci è venuta in mente la Sicilia perché io ho il marito siciliano. Antonio invece è calabrese, ma molto legato alla Sicilia.

DS: Racconti spesso delle storie con i tuoi progetti, no?

E.S.: Sì, per me è una componente fondamentale. Mi piace tantissimo fare ricerca, studiare. Dalla storia e dalla mitologia attingo storie e personaggi che poi trasferisco nel mio mondo.

DS: Un oggetto che racconta un momento importante della tua vita?

E.S.: I vasi scimmia per Bosa. Perché hanno segnato una svolta importante nel mio lavoro. Da lì niente è stato più come prima.

DS: Un designer (in vita o no) con cui ti piacerebbe andare a cena e perché.

E.S.: Matteo Cibic perché è ipercreativo e super gentile.

DS: Puoi dirci quali sono i tuoi luoghi del cuore di Milano?

E.S.: Valà, un ristorantino dall’atmosfera super intima in via Cesare da Sesto, dove vado qualche volta a pranzo. E Serendeepity, un negozio di vinili in Corso di Porta Ticinese.

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Author

Una laurea in Lettere Moderne e un amore sconfinato per il design. Mi occupo di comunicazione, creando contenuti per agenzie di comunicazione, studi di design e aziende di arredamento.

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