Le dimensioni contano?

Considerazioni sul Salone del Mobile e Fuorisalone 2019.

Premetto che, nonostante nel 2019 festeggi il mio 28° Salone del Mobile di Milano, lo affronto ancora oggi con lo stesso entusiasmo. Lo aspetto ogni anno con l’eccitazione di un bambino che vede avvicinarsi la sua festa di compleanno… La mia prima edizione, da giovane giornalista appena entrato nella redazione dello storico mensile La Mia Casa, fu per me una scoperta straordinaria. Ho amato fin da subito quel clima internazionale, festoso e ricco di stimoli, che già allora caratterizzava questo evento di design unico al mondo.

Faccio questa premessa per dire che no, non sono di parte e che non sono assolutamente stanco di tuffarmi a capofitto in questo grande circo del design. Il problema che mi pongo però dopo tanti anni è quello del limite. E su questo mi piacerebbe sentire il vostro parere…

Perché io ho la sensazione, sempre più forte, che questa corsa alla crescita continua, ai numeri da record, nasconda dei risvolti negativi. Ho l’impressione che stiamo alimentando un mostro e che la questione potrebbe sfuggirci presto di mano.

Ma vi espongo le mie osservazioni sul Salone del Mobile e Fuorisalone 2019.

1. Le dimensioni

Quando ho iniziato la mia carriera, nei primi anni 90, il Salone del Mobile era ospitato nei padiglioni della vecchia “fiera campionaria”, della quale solo pochi di noi, vecchia guardia del design, conservano oggi il ricordo. A me sembrava già un’offerta molto ampia e completa. Poi il boom… Nel 1997 fu costruita una nuova ala, il cosiddetto Portello, che ne ha ampliato gli spazi, ormai saturi. Un ingrandimento che in pochi anni si è rivelato insufficiente rispetto alle crescenti richieste. È così che, nel 2015, si inaugura la nuova sede di Rho Pero, progettata dall’architetto Massimiliano Fuksas.

Questa rapidissima crescita ha trasformato il Salone del Mobile in una città, anzi, una metropoli del design con i suoi 350.000 mq divisi tra i quasi 2500 espositori. Per dare una dimensione a chi non lo conosca, basti dire che il corridoio centrale, che taglia in due la fiera, è lungo 1 km e 300 m! 

Bene, ma non benissimo… Il lato positivo è che si dà a molte più aziende la possibilità di esporre in fiera (sia pur a costi esorbitanti…). Quello negativo è che diventa sempre più difficile orientarsi, vedere cose nuove, trarre spunti, scoprire nuove aziende. E soprattutto, capire il senso di tutto questo. Le dimensioni sono ancora importanti, è vero, ma ancora più importante sarebbe percepire un progetto che non sia solo basato sui numeri e sulle dimensioni. 

Mi spiego meglio. Chiunque conosca il Salone del Mobile (o che lo frequenti come giornalista, come nel mio caso) sa che una settimana non è sufficiente per visitarlo tutto. Troppo grande! Si è obbligati ad operare una drastica selezione che purtroppo penalizza le aziende “minori”. Già, perché alla fine ci si limita (per necessità, non per scelta) a battere a tappeto i 4 o 5 padiglioni “del design” trascurando gli altri. E questo impedisce spesso di conoscere e di scoprire nuovi espositori; magari ugualmente interessanti ma “condannati” a posizioni meno centrali. E a me dispiace molto perché, la parte più interessante del mio lavoro è proprio la scoperta di nuove proposte.

La prima domanda che mi pongo è: fino a quando la crescita rappresenta necessariamente un fattore positivo? Può continuare senza limiti oppure dopo un certo punto può diventare negativa?

Qual è la vostra opinione a riguardo?

2. Il numero di visitatori. 

Stando alle cifre “ufficiali” l’edizione 2019 del Salone del Mobile si è chiusa con un record di quasi 400.000 visitatori (+12%) da oltre 180 paesi. Mica male, no?

Anche questo è un gran bene, visto che i 2/3 degli espositori sono Italiani. Ma chi conosce le fiere analoghe all’estero sa che oltre alle dimensioni più “umane”, questi eventi sono più facilmente visitabili. Ci si può fermare negli stand a fare due chiacchiere con gli espositori, le trattative si svolgono in un ambiente più rilassante e meno frenetico, non c’è bisogno di sgomitare con centinaia di persone per riuscire a vedere una lampada di Kartell o la nuova sedia di Vitra, neanche fossimo al concerto di Lady Gaga… 

Ho sentito molti addetti ai lavori, buyer, rivenditori, architetti, lamentarsi per le code, le attese, la ressa che impedisce loro di lavorare bene. Lo stesso vale per noi giornalisti, impossibilitati spesso a vedere le novità da raccontare sui nostri magazine.

E mi viene di nuovo spontanea la domanda. Ma siamo sicuri che la quantità sia sempre il metro di valutazione più importante? E che la qualità del lavoro, le esperienze, le emozioni, la soddisfazione dei visitatori passino in secondo piano?

Non so, io ho dei seri dubbi. Cosa ne pensate voi?

3. L’esplosione del Fuorisalone.

Nato 30 anni fa per accogliere pochi eventi “dopo fiera”, il Fuorisalone è cresciuto di anno in anno per diventare in breve il più grande evento di design al Mondo.

Oggi sono poco meno di 1000 gli appuntamenti segnalati dalla ormai celebre guida di Interni (che, lo ricordiamo, è a pagamento… ) e oltre 1300 quelli sulla guida di fuorisalone.it (gratuita, quindi più attendibile). La guida al Fuorisalone di Milano di Design Street ha segnalato circa 300 eventi, per offrire ai nostri lettori una selezione ragionata di eventi da non perdere, zona per zona..

GUARDA LA NOSTRA GUIDA AL MEGLIO DEL FUORISALONE DI MILANO

Il Fuorisalone cresce ogni anno? Benissimo! Anche gli stessi distretti del design di Milano crescono come funghi. Ogni anno se ne affacciano uno o due di nuovi… Anche questo è molto bello. 

Ma poi se andiamo a vedere nel dettaglio, scopriamo che molti distretti “barano” (non voglio fare nomi ma ce n’è uno in centro che mi delude ogni anno). Pur di fare numero (e forse anche per incassare più quote di partecipazione) inseriscono proposte a mio avviso inaccettabili. Bar, negozi di arredamento, di occhiali(!), gallerie d’arte o altri spazi che, pur di godere dei loro 15 minuti di fama, organizzano per l’occasione allestimenti improbabili quanto inutili. Creando confusione in chi, fidandosi della mappa (penso ai tantissimi stranieri che girano Milano con in mano le guide dei distretti), resta continuamente deluso da aspettative disattese. 

Capisco che non sia possibile (oltre che poco democratico) impedire di esporre a chiunque voglia sfruttare la visibilità del Fuorisalone. Ma io penso che chi organizza e promuove i distretti dovrebbe mostrare una maggior serietà e fare una selezione “di qualità” nelle varie guide ufficiali. Questo per non far affogare le proposte più valide in un mare di fuffa. 

Io, perlomeno, la penso così.
Già moltissimi eventi del Fuorisalone assomigliano più a dei Bazaar o ai mercatini dell’artigianato natalizi che a eventi di design. Se gli organizzatori dei distretti non operano una scelta di qualità, escludendo dalle guide ufficiali tutto ciò che poco ha a che fare col design, il Fuorisalone sarà destinato a diventare la più grande fiera del del bric-à-brac al mondo.

COSA NE PENSATE VOI? 

Author

Sono architetto, giornalista e blogger. Sono consulente strategico di design management e di comunicazione del design. Aiuto i business innovativi a crescere e a raggiungere i propri obiettivi nel modo più rapido, economico, efficace. Scopri di più sul mio sito ww.massimorosati.it Se pensi che posso essere d'aiuto anche a te, contattami qui: [email protected]

5 Comments

  1. Gisella Borioli Reply

    Caro Massimo, sono anni che segnalo questa deriva e le sue conseguenze. Ma ogni anno per il Fuorisalone i vari district sparano cifre gonfiate ( tanto nessuno é in grado né di contare né di controllare) senza rendersi conto che la quantità annulla la qualità e c’é poco da vantarsi nell’avere Come visitatori ragazzotti gonfi di birra svenduta nelle vie del design o gruppi di scalmanati persino mascherati in cerca di movida e di omaggi, non certo di design. Anche se fanno numero. Sono anche anni che segnalo al Comune e agli organizzatori l’importanza di itinerari che segnalino le Selected Location o i Selected Project scelti in base ai contenuti. Ma nessuno si muove. Che dire ? Anch’io temo che di questo passo si arriverà a « piccolo é bello » alla faccia di tutti gli sforzi fatti dal Salone e dagli operatori seri del Fuorisalone.

    • Ciao Gisella. Condivido, ovviamente, le tue parole e ti faccio i complimenti per il tuo Superstudio che quest’anno ha superato sé stesso!

  2. Sebastiano Reply

    Buongiorno,
    sono stato al Fuorisalone due volte negli ultimi tre o quattro anni e mi ritrovo in queste parole: “Già moltissimi eventi del Fuorisalone assomigliano più a dei Bazaar o ai mercatini dell’artigianato natalizi che a eventi di design”.
    non sono un esperto ma sono rientrato a casa un po’ deluso.
    Quest’anno non ho potuto far visita al Fuorisalone ma leggo volentieri le vostre recensioni.
    Grazie
    Un saluto
    Sebastiano

  3. Arianna Dissegna Reply

    Come non essere d’accordo!!! Un’analisi perfetta e che mi trova completamente d’accordo. Ogni anno vedo sempre meno e sono sempre meno stimolata: il prodotto vero purtroppo si perde…ed è un vero peccato perchè i piccoli spesso meritano di essere visti. Per fortuna ci sono persone come te, realmente interessate. Ciao, Arianna

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