Design Street intervista Federica Biasi

Abbiamo incontrato Federica Biasi, in occasione dell’ultimo Salone del Mobile, nello stand di Potocco, azienda per la quale Federica ha disegnato Mali, una collezione di sedie e poltroncine outdoor con struttura in legno iroko e schienale intrecciato in cotone, ispirate alle sedute tradizionali indonesiane.

Designer, consulente trend forecasting per Fratelli Guzzini e art director di aziende del settore arredo e design (Mingardo dal 2016 e Manerba dal 2018), Federica Biasi è una creativa a tutto tondo. È stato dunque molto piacevole fare due chiacchiere con lei per scoprire qualcosa di più sulla sua visione del design e sui progetti che ha presentato durante la Milano Design Week 2019.

Ecco cosa ci ha raccontato.

D.S.: Quando hai capito che il design sarebbe stato la tua strada?

F.B.: È stata una cosa graduale. Ho studiato Interior Design allo IED, quindi ho avuto subito un’idea chiara del settore in cui mi sarebbe piaciuto lavorare, ma non del ruolo. Dopo l’università, ho vissuto per qualche anno in Olanda dove lavoravo come freelance. Mentre ero lì sono stata contattata da Fratelli Guzzini che mi ha chiesto di progettare dei piatti. Il mio approccio a livello di ricerca è piaciuto molto all’azienda e di lì a poco ho cominciato a collaborare con loro come consulente trend forecasting.

Insomma, è nato tutto in modo casuale. Stessa cosa per Mingardo. Mi hanno chiesto di lavorare a un progetto e, durante la fase di realizzazione, è nata una tale sintonia fra di noi da spingerli ad affidarmi la direzione artistica.

D.S.: La tua visione del design raccontata in poche parole?

F.B.: Mi piace raccontare la delicatezza e il segno aggraziato del prodotto, però attraverso i dettagli, non il decoro.

D.S.: Di recente sei diventata art director di Manerba, azienda leader nella progettazione e produzione di arredi di design per ufficio. Qual è la tua visione degli spazi di lavoro?

F.B.: Penso che si debba partire da cosa ci fa stare bene in un ufficio. In un ambiente di lavoro tutto deve essere al servizio della persona. Quindi è importante la funzionalità, ma anche ricreare in ufficio il calore che si respira nelle nostre case. Questa è l’idea alla base di Wonder Office, il progetto che abbiamo presentato al Salone del Mobile con Manerba.

D.S.: Ultimamente c’è un ritorno al fatto a mano, all’esclusività del pezzo unico. A cosa pensi sia legata questa tendenza?

F.B.: Credo che abbia due livelli di lettura. Uno positivo e uno negativo. Negativo perché tanti designer hanno grosse difficoltà a lavorare con le grandi aziende e spesso l’autoproduzione è l’unica strada percorribile per poter presentare il proprio lavoro. Positivo, in quanto risposta all’eccesso di tecnologia. Un modo per rimanere legati alle cose reali, a ciò che fa l’uomo.

D.S.: Veniamo ai tuoi progetti per la Milano Design Week. Com’è nata Mali, la tua collezione per Potocco?

F.B.: Mali nasce dall’idea della naturalezza del giardino (il nome in indiano significa, per l’appunto, “giardino”). Ho pensato di creare un prodotto outdoor che non fosse solo bello, ma che si integrasse alla perfezione in un contesto naturale, come avviene nelle culture orientali. Da qui la mia scelta di realizzare qualcosa di semplice e di non finito.

D.S.: Ci puoi raccontare qualcosa su Sophie, il divano per Gallotti&Radice?

F.B.: È un progetto a cui tengo molto perché lo sento vicino a me. La poltrona è stata lanciata l’anno scorso con un rivestimento in velluto rosa e la struttura in ottone. Un colore e una finitura in linea con i trend attuali, ma che non corrispondono molto al mio carattere. Quest’anno, con il divano Sophie, sono riuscita a presentare in fiera un qualcosa che mi somiglia di più. Il tessuto bouclé, il colore rosso mattone e la struttura laccata nera, pur seguendo le ultime tendenze, sono anche e soprattutto Federica.

D.S.: Usi Instagram per raccontare il tuo lavoro?

F.B.: Lo uso per raccontare la mia visione del progetto, non necessariamente per mostrare i miei prodotti. Ma seguo poco gli altri account perché temo che l’overdose di immagini possa essere un freno all’ispirazione.

D.S.: Pranzo o cena a Milano da…

F.B.: Non amo molto mangiare fuori. Preferisco organizzare pranzi e cene con gli amici a casa, nel mio loft-studio.

D.S.: Un designer (in vita o no) con cui ti piacerebbe andare a cena e perché?

F.B.: I fratelli Bouroullec. Perché i loro prodotti mi lasciano sempre a bocca aperta. In ogni loro progetto c’è poesia, creatività e innovazione.

Author

Una laurea in Lettere Moderne e un amore sconfinato per il design. Mi occupo di comunicazione, creando contenuti per agenzie di comunicazione, studi di design e aziende di arredamento.

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