Accostamenti materici inaspettati, richiami al mondo delle fiabe ma soprattutto tante sorprese. Ecco la cucina secondo Federica Zama.

La cucina intesa come spazio in cui nutrire il corpo e la mente. Da questa idea nasce Serendipity, il progetto firmato dalla designer Federica Zama. Una collezione di arredi in radica, realizzata a mano da maestri artigiani, che si compone di tre elementi dai nomi evocativi: un mobile isola (L’isola che non c’è), una struttura con forno, scrittoio e specchiera illuminata (Ariel), una credenza da appendere (Mrs. Potts). Un concept innovativo in cui la cucina diventa qualcosa di “mobile” che può seguirci nei nostri spostamenti, ma anche e soprattutto un luogo seducente dove sorprendersi e sognare.

Ecco cosa ci ha raccontato Federica.

Serendipity è la tua prima collezione di arredi. Come nasce l’idea di progettare una cucina?

Per me è un luogo della memoria. Il posto dove trascorrevo tanto tempo con la mia famiglia e, in particolare, con le mie nonne, due donne molto diverse ma accomunate dall’amore per la cucina. La mia nonna materna era dolcissima e attenta ai dettagli, la mia nonna paterna era invece una donna tenace che, rimasta vedova giovanissima, si è inventata mille lavori. Serendipity, nel suo mix di grazia e forza, è una sintesi delle loro caratteristiche.

Il nome del tuo progetto, Serendipity, è una parola che indica il fare scoperte piacevoli e inattese per puro caso. C’è un riferimento alla tua biografia in questa scelta?

È parte del mio modo di progettare. Cerco sempre di proporre ai clienti qualcosa di inaspettato, che possa sorprendere e destare curiosità. E la sorpresa è appunto il cuore di Serendipity, una cucina pensata come un oggetto scultoreo e realizzata con un materiale inusuale per questo ambiente della casa. Un legno pregiato che ha un forte valore affettivo per me. La camera da letto dei miei nonni era infatti in radica e, visto che volevo creare una cucina che andasse oltre il suo carattere puramente funzionale, mi sono ispirata a quella stanza così importante per me.

Come hai interpretato la radica nel tuo progetto?

Ho scelto diverse tipologie di radica, caratterizzate da pattern quasi psichedelici che sembrano trasportarci in una dimensione onirica. Tante persone, quando hanno visto Serendipity a EDIT Napoli (N.d.A.: la fiera del design editoriale ideata e curata da Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi), hanno detto che avevano la sensazione di entrare in una fiaba. Un richiamo al mondo delle fiabe suggerito anche dal nome degli elementi che compongono la cucina: L’Isola che non c’è, Ariel e Mrs. Potts, rispettivamente ripresi da Peter Pan, La Sirenetta e La Bella e la Bestia.
La cucina, però, non è tutta in radica. Alcuni elementi sono in vetro e ceramica e altri possono essere realizzati anche in acciaio. Ci sono cassetti rivestiti esternamente, oltre che internamente, da fogli in laminato Abet. La superficie del top è composta con un polimero cementizio. Mentre le maniglie sono realizzate in stampa 3D in PETG (con l’aiuto del designer Simone Foglieri) e ognuna può essere personalizzata, diventando come una piccola spilla con cui impreziosire la cucina.

Serendipity è stata progettata anche come risposta alla fluidità dell’abitare contemporaneo?

Sì. Gli elementi che compongono Serendipity sono pensati per poterci accompagnare quando cambiamo casa, a differenza di ciò che accade comunemente con le cucine. Un concept che rende il prodotto anche più sostenibile. E andando sempre in questa direzione, l’idea è quella di realizzare una serie di elementi più snelli e, quindi, più semplici da portare in giro per fiere.

Una risposta alle nostre vite sempre più liquide, ma anche una dichiarazione d’amore, no?

Esatto. Sono una designer, non sono una scrittrice eppure avevo voglia di parlare d’amore. Desideravo dire al mio compagno “voglio vivere con te”. Così ho pensato di  usare la mia creatività, progettando un mobile per la cucina, cuore della vita domestica che sognavo con lui. Un mobile da appendere, non da collocare stabilmente a terra, perché ricordasse a entrambi che l’amore è un sentimento fragile, non è mai qualcosa di definitivo. Un mobile che contenga un forno perché l’amore, come una torta, può lievitare se è cucinato con cura. Un mobile che sia anche specchio, testimone di ogni momento del nostro stare insieme. E che abbia un unico lungo cassetto dove riporre cose preziose, non le mie o le sue ma le nostre. Un cassetto di oggetti, diario della nostra vita insieme.

Federica Zama

Nel 2006 si laurea in Architettura presso la Central Saint Martins di Londra. Nel 2010 si specializza in Design del Prodotto presso l’ISIA di Faenza. Lavora come designer di interni a Londra e Los Angeles per sette anni. Nel 2021 fonda M’ama interni + a Faenza, sua città natale: uno studio di progettazione e una boutique del design. Nel 2023 lancia M’ama edizioni, un brand di arredi dalla forte personalità, contraddistinto dalla voglia di stupire.

Author

Una laurea in Lettere Moderne e un amore sconfinato per il design. Mi occupo di comunicazione, creando contenuti per agenzie di comunicazione, studi di design e aziende di arredamento.

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