La dissacrante seduta nata nel 1971 viene reinterpretata dal collettivo artistico americano. Una edizione limitata di nove pezzi in mostra alla galleria Perrotin di New York fino al 19 ottobre
Il mitico Pratone di Gufram diventa Cut Pratone. Il collettivo d’arte concettuale americano MSCHF reinterpreta, infatti, la seduta del noto brand di design radicale, ‘tagliando’ i suoi fili d’erba. Un’edizione limitata di nove esemplari che si potrà ammirare alla galleria Perrotin di New York, in occasione della mostra Industry Plant fino al 19 ottobre 2024.
Ideata nel 1971 da Giorgio Ceretti, Pietro Derossi e Riccardo Rosso, Pratone è un oggetto surreale e scultoreo, considerato ancora oggi una delle sedute più singolari della storia. Composta di 42 giganteschi fili d’erba in morbido poliuretano, quest’insolita oasi di relax sfida le convenzioni del mondo dell’arredo, mettendo in discussione la relazione tra uomo e natura in una chiave giocosa. Forma surreale ed essenza giocosa che l’hanno portata sulla copertina del catalogo della celeberrima mostra Italy: The New Domestic Landscape, l’esposizione tenutasi nel 1972 al MoMA di New York che ha fatto conoscere il design italiano al mondo, facendone un punto di riferimento a livello internazionale.
Anima artigianale
Arredo ironico in bilico fra natura e artificio, Pratone si caratterizza però anche per la sua anima artigianale. Dietro il ‘gioco’ si cela infatti una grande maestria manifatturiera: ognuno dei 42 fili d’erba della seduta è lavorato e rifinito a mano in Guflac, la speciale verniciatura inventata e brevettata da Gufram che rende il poliuretano simile a una pelle, mantenendone la morbidezza. Un lavoro manuale accurato e meticoloso che richiede ben 5 settimane per ciascun pezzo, rendendo ogni prodotto unico, come sottolineato dal marchio Pratone impresso alla base delle sedute.
Cut Pratone
A oltre 50 anni dalla sua creazione, MSCHF propone una rilettura di Pratone, tagliando i suoi fili d’erba e spargendo i ritagli, che rivelano così l’interno insanguinato in poliuretano. Una interpretazione che rispetta lo spirito del progetto originario, invitando il pubblico a interrogarsi sull’efficacia del tentativo radicale di rimodellare la società attraverso il design. La dissezione della poltrona esprime, infatti, le stesse aspirazioni rivoluzionarie della seduta del 1971, stimolando una riflessione sulla grave crisi ambientale del presente.