Design Street intervista Panasonic Corporation

Quest’anno una delle installazioni di cui ho più sentito parlare durante la settimana del mobile è stata quella di Panasonic: tante persone ne sono rimaste stupite e tante altre rimpiangono di non esser riusciti a vederla.
Perché ha stupito così tanto? Probabilmente perché è riuscita a comunicare la strada che sta intraprendendo una delle più grandi aziende mondiali del settore tecnologico.
Spesso ci chiediamo come la tecnologia influenzerà e cambierà le nostre abitudini, che ne diventano sempre più dipendenti.

Gli oggetti tecnologici e il mercato giapponese sembrano diventare i nuovi punti di riferimento per milioni di utenti, che vengono guidati verso nuovi approcci e verso nuove visioni del vivere quotidiano.

In occasione del grande evento milanese, Design Street ha avuto la possibilità di confrontarsi con Mr. Shigeo Usui, direttore del design center della Panasonic Appliances Company, con Mr. Kinya Hasegawa, direttore della Panasonic Design Centre Europe e Mr. Masataka Hosoo, rappresentante di Go On, il gruppo di artigiani con cui Panasonic ha scelto di valorizzare i propri prodotti.
Un’interessante chiacchierata durante la quale abbiamo cercato di capire le differenze tra il mercato europeo e italiano con quello giapponese, come una grande azienda cerca di unificare e costruire prodotti personalizzati per i numerosissimi clienti, come la tecnologia ha incontrato l’artigianato e come questi due mondi, apparentemente in antitesi, si possano al contrario valorizzare a vicenda.

DS: Come nascono i progetti Panasonic? Quali sono i bisogni che vogliono soddisfare?
P: Noi alla Panasonic ci occupiamo di capire come il design genera i rapporti che intercorrono tra l’uomo e l’ambiente in cui vive.
Attraverso questo concetto, proponiamo prodotti elettronici che sono destinati al largo consumo, e cercano di far fronte a problematiche umane e ambientali.
È vero che noi ci occupiamo principalmente di tecnologia avanzata, ma cerchiamo di tradurla in modo che sia a servizio dell’uomo. Questo è il concetto principale del nostro design.

DS: Quali sono le caratteristiche che distinguono Panasonic dal mercato mondiale? Qual è il valore aggiunto che proponete?
P: Noi pensiamo che quello che ci differenzia dal mercato mondiale dal punto di vista del design è che noi mettiamo il cliente prima di ogni altra cosa.
Panasonic studia molto attentamente gli orientamenti stilistici dei propri clienti, al fine di arricchire nel migliore dei modi la loro esperienza.
Questo concetto è stato messo a punto dai nostri fondatori, e l’azienda ha continuato nel corso degli anni a migliorare sempre di più i propri prodotti, affinché fossero l’essenza della nostra filosofia.
Infatti, siamo gli unici e i primi ad aver aperto un reparto specifico che si occupa di studiare tutta l’eredità dell’azienda paragonata alla vita odierna, focalizzando l’attenzione sull’identità.

DS: Secondo Panasonic come sta cambiando il modo di vivere quotidiano? Come gli oggetti intelligenti e tecnologici stanno costruendo la casa del futuro?
P: Quando dobbiamo mettere sul mercato nuovi prodotti tecnologici, non pensiamo soltanto a come realizzarli, ma soprattutto al processo che incorpora tecnologia e prodotto, un momento differente e altrettanto importante.
Questo avviene perché la tecnologia intelligente deve soprattutto tenere in considerazione la concezione che le persone hanno del prodotto, attraverso le culture, gli usi e i costumi dei vari paesi.
Ad esempio, abbiamo notato che in Cina gli utenti amano tantissimo vedere e toccare con mano la tecnologia. La preferiscono quasi estremizzata. Ma non è detto che ciò che avviene in Cina sia uguale per tutti i Paesi.
Prossimamente ci occuperemo del Giappone e dell’Europa, cercando di capire le differenze e come le tecnologie vengono accolte e percepite.
La nostra visione del futuro si basa sull’analisi dettagliata della vita e della cultura nei vari Paesi. Il passato è la chiave per realizzare prodotti davvero innovativi e che abbiano un rapporto con le persone davvero unico.

DS: Com’è iniziata quindi la collaborazione con Go On e quanto è importante la creazione dell’installazione che avete presentato?
P: Noi siamo un’azienda che si occupa prevalentemente di tecnologia e marketing. Ma a un certo punto, ci siamo resi conto che dovevamo un attimo allontanarci dalla nostra strada e dovevamo capire di più i nostri clienti. Chi meglio di un artigiano poteva aiutarci?
Noi siamo una grande azienda, produciamo prodotti di massa, ma ci rendiamo conto che siamo distanti dal vero rapporto stretto con la clientela, a differenza invece di un artigiano. Abbiamo bisogno di ascoltare di più i bisogni delle persone.

DS: Questo è il punto di vista di un’azienda nei confronti di un artigiano… Cosa avviene invece al contrario?
Hosoo: Lavorare con una grande azienda come Panasonic significa approfondire come i prodotti influenzano i rapporti umani. Noi siamo un’azienda che ha più di 400 anni, che punta sull’artigianalità e sulla bellezza unica dei prodotti. Grazie a Panasonic, abbiamo cercato di comprendere come questi valori possono riflettersi in prodotti futuri, che includano anche l’aspetto tecnologico. Semplicemente, loro hanno la scienza, noi abbiamo l’arte! E da qui cerchiamo di costruire il futuro.

DS: C’è qualche nuovo ambito in cui vorreste dedicarvi in una visione estremamente futura?
P: Che domanda difficile e interessante! Fino ad oggi ci siamo occupati di realizzare progetti per la casa, e ci piacerebbe sviluppare nuovi concetti dell’ambiente domestico. Ma, in un futuro, ci piacerebbe espanderci e uscire fuori dalle case, dove il cambiamento è ancora più forte.
M.Hosoo: Potremmo diventare i futuri Doraemon! (spiega cosa sono tra parentesi con un ndr.)

Quella che è stata “Electronics meets Crafts”

Il titolo della mostra riassume perfettamente quello che è stato il nostro incontro con Panasonic. Una piccola esperienza sensoriale in cui l’azienda ha saputo unire con raffinatezza e vero senso progettuale l’alta tecnologia con l’artigianalità più sofisticata.

L’installazione presso l’Accademia di Brera, in occasione della Milan Design Week, ha puntato ad affascinare l’utente facendolo viaggiare tra diverse e coinvolgenti espressioni artistiche.
Ecco che in una stanza il visitatore si ritrovava immerso nella natura, tra schermi ad alta definizione e altoparlanti capaci di coinvolgere completamente tutti i sensi, così da poter captare tutti i suoni più naturali e più magici.

Poi un altro spazio, completamente buio, dove quasi per magia prendeva vita un tavolo lunghissimo, che conduceva l’utente verso la stimolazione dei sensi attraverso oggetti artigianali, grazie alla collaborazione con Go On. Qui la forma originale e l’appeal contemporaneo stimolavano la ricerca di nuove soluzioni, che proponessero qualcosa di intimo e segreto, tra l’oggetto e il solo utente.

L’installazione si è conclusa con un’area dedicata all’esposizione di un progetto speciale con gli studenti dell’Accademia di Arte di Brera, i quali hanno sviluppato idee artistiche sulle potenzialità dell’elettronica.

Author

Chiara Gattuso vive a Milano, ma porta nel suo cuore il calore della sua Palermo. Specializzata in Storia dell’Arte e laureata in Disegno Industriale a Palermo e in Design del Prodotto per l’innovazione al Politecnico di Milano, si occupa soprattutto di giovani designer.

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