Al Vitra Design Museum va di scena il surrealismo. Appuntamento dal 28 settembre 2019 al 19 gennaio 2020.
“Objects of Desire. Surrealism and Design 1924 – Today”. Questo il titolo della mostra che si terrà presso il Vitra Design Museum, a Weil am Rhein, dal 28 settembre 2019 al 19 gennaio 2020. Una grande esposizione che, per la prima volta, indagherà il rapporto fra il surrealismo e il design.
Considerato una delle correnti artistiche più rilevanti del XX secolo, il surrealismo ha, infatti, influenzato in modo significativo il design negli ultimi cent’anni, diventando, soprattutto a partire dagli anni ’40, un riferimento per la moda, l’arredamento e la fotografia. E, ancora oggi, ispira tanti designer con il suo mondo onirico e il suo sguardo sovversivo.
Il design del surreale
La mostra “Objects of Desire” affianca alle opere d’arte del surrealismo oggetti di design per mettere in evidenza legami e suggestioni reciproche. Tanti i prestiti dal campo delle arti visive, fra cui i dipinti «Il modello rosso» di René Magritte e «Mezza tazza gigante sospesa ad un inesplicabile pendaglio alto cinque metri» di Salvador Dalí. Mentre le opere di design esposte partono dagli anni Trenta, con il tavolo «Traccia» (1939) di Meret Oppenheim, arrivando fino ai giorni nostri, con gli oggetti di Front, Konstantin Grcic e Odd Matter. Tutte opere che mostrano come il design degli ultimi cent’anni non sia solo sinonimo di funzionalità e tecnologia, ma abbia a che fare anche con i sogni e il subconscio. In una parola, con il surreale.
Come è strutturata “Objects of Desire”
Prima parte della mostra
L’esposizione si apre con una rassegna sul surrealismo dagli anni ’20 agli anni ’50 del XX secolo. Protagonisti della prima parte della mostra sono René Magritte e Salvador Dalí, con i loro tentativi di cogliere il mistero degli oggetti quotidiani, e le sculture, assemblate con materiali trovati a caso, di Meret Oppenheim e Man Ray. Un processo di decontestualizzazione degli oggetti che ha influenzato, fin dagli anni ’30, tanti designer e architetti. Dapprima in Europa e poi, con l’ascesa del nazionalsocialismo, quando diversi esponenti del surrealismo emigrarono negli Stati Uniti, anche oltreoceano. È lì, per esempio, che Friedrich Kiesler utilizza le idee surrealiste dello spazio per allestire gli interni della galleria di Peggy Guggenheim a Manhattan.
Seconda parte della mostra
La seconda parte della mostra esamina il modo in cui i surrealisti hanno reinterpretato gli oggetti di uso quotidiano. Un processo che dopo il 1945 è stato attuato da molti designer. Pensiamo, ad esempio, a Sella, Mezzadro e ad altri progetti di Achille Castiglioni basati sull’idea del ready-made. Oppure alle opere del Radical Design italiano, fra cui «Sassi» (1967/68) di Piero Gilardi o la poltrona «Capitello» (1971) di Studio65. Ma anche a progetti più recenti, come «Horse Lamp» (2006) dello studio svedese Front o «Coathangerbrush» (1992) di Konstantin Grcic.
Terza parte della mostra
La terza parte di “Objects of Desire” è dedicata ad amore, erotismo e sessualità, tematiche centrali per il surrealismo, che nel secondo dopoguerra fanno la loro comparsa anche nell’architettura di interni. Fra gli esempi, gli allestimenti e gli arredi di Carlo Mollino o Bocca, l’iconico divano a forma di labbra progettato da Studio65 nel 1970, ispirato a «Mae West Lips Sofa», il ritratto dell’attrice americana Mae West realizzato da Salvador Dalì nel 1938.
Quarta parte della mostra
L’ultima parte della mostra è incentrata sull’interesse surrealista per l’arcaico, il casuale e l’irrazionale. Temi che nell’arte si sono tradotti nella creazione di mondi dalle forme deformate e fluide, come nei dipinti di Max Ernst o Yves Tanguy. Mentre nel design sono presenti soprattutto a partire dagli anni Ottanta, quando i designer iniziano a decostruire sia le forme che le tipologie degli oggetti. Per esempio, il divano «Pools & Pouf» (2004) di Robert Stadler, dove il classico Chesterfield sembra sciogliersi come gli orologi del celebre dipinto di Salvador Dalí, e «Porca Miseria!» (1994), il lampadario sul punto di esplodere firmato Ingo Maurer.
Insomma, «Objects of Desire» si propone come una mostra davvero interessante per comprendere quanto il surrealismo abbia incoraggiato i designer a rompere gli schemi e a guardare oltre la forma delle cose. Da segnare in agenda!