Colore, ironia, emozione. Design Street intervista l’eclettica designer Serena Confalonieri. Tra Milano Design Week e progetti futuri.

Abbiamo incontrato Serena Confalonieri nello stand di Gebrüder Thonet Vienna, durante il Salone del Mobile 2022, per la presentazione di Arcadia, un pouf che interpreta in modo inedito l’iconico legno curvato dell’azienda austriaca.

Designer eclettica e versatile, Serena Confalonieri lavora nel campo del product, graphic, textile e interior design. Settori diversi, un minimo comune denominatore: portare gioia e colore nel mondo. A caratterizzare ogni suo progetto è, infatti, un segno grafico ironico ed emozionale. Opere animate da soggetti insoliti, inedite combinazioni cromatiche e materiche, ispirazioni antropomorfe e zoomorfe. Un universo giocoso e leggiadro che non può che farci stare bene.

Ecco cosa ci ha raccontato.

D.S. Quando hai capito che il design sarebbe stato la tua strada?

S.C. Ho sempre avuto una grande passione per la moda, venendo però da una famiglia che aveva alle spalle studi tecnici all’inizio mi sono iscritta alla facoltà di Architettura. Dopo 2 anni ho lasciato e ho deciso di studiare Design degli Interni.
Dopo la laurea ho collaborato con diversi studi a Barcellona, Berlino e Milano, occupandomi di interior e poi ho cominciato a lavorare come grafica. Il passaggio dalla grafica al prodotto è avvenuto attraverso i tappeti e le carte da parati.
Ancora oggi la grafica è una parte importante del mio lavoro come product designer, oltre a essere centrale nelle mie opere di rigenerazione urbana, come per esempio il progetto per Quarto Oggiaro (N.d.A.: Quadra, la piazza a quadretti multicolor realizzata nell’ex parcheggio di Via Val Lagarina).

D.S. Qual è il tuo processo creativo? In che modo le tue idee si trasformano in progetti?

S.C. Parto sempre da una ricerca del luogo, dei materiali, delle lavorazioni e delle risorse di un’azienda. Invece, nelle autoproduzioni ho grande libertà a livello creativo, ma maggiori vincoli tecnici. La difficoltà, in questo caso, è trovare un equilibrio tra estetica e l’utilizzo di tecniche artigianali che non abbiano costi eccessivi.

D.S. I due anni di pandemia hanno cambiato il tuo modo di progettare? E se sì come?

S.C. I due anni di pandemia non hanno cambiato il mio modo di progettare, ma hanno avuto un impatto sull’ambiente in cui lavoro. Adesso condivido lo spazio con altri architetti, designer e grafici. È cresciuta la voglia di condivisione e scambio.

D.S. Colore, forme insolite, pattern grafici. Tutti i tuoi progetti sembrano pensati per strappare un sorriso. È questo il tuo obiettivo?

S.C. Direi di sì. In realtà, sono una persona pessimista, una che a volte si scoraggia. Per questo ho bisogno di essere circondata da colore e da forme accoglienti. Nella mia casa, così come nei miei progetti. Per portare gioia a me e agli altri.

D.S. Veniamo ai tuoi progetti per la Milano Design Week 2022. Come nasce il pouf Arcadia per Gebrüder Thonet Vienna? 

S.C. Era da tempo che desideravo collaborare con Gebrüder Thonet Vienna. Questo progetto è la concretizzazione di un sogno. Arcadia reinterpreta il tratto distintivo dell’azienda – il legno curvato – ispirandosi agli archi e ai colonnati dei cortili delle dimore neoclassiche. Il legno è stato, infatti, piegato fino a trasformarsi in una volta e poi moltiplicato diventando parte strutturale del pouf. La base di Arcadia ricorda così il porticato di una piazza.
Sono molto contenta della collaborazione. Gebrüder Thonet Vienna mi ha dato piena libertà creativa, mostrandosi aperta anche sul tema del colore. Mi hanno permesso di fare proposte molto libere sia per quanto riguarda il colore dei tessuti che quello della struttura.

D.S. E la lampada Venus per Servomuto come nasce? Perché l’idea di usare la lycra?

S.C. L’incontro con Servomuto è stato molto bello sia a livello personale che creativo. Tra di noi si è subito creato un perfetto incastro. Anche a livello di tempi. Venus è stata sviluppata tra gennaio e giugno, dunque in un arco temporale piuttosto breve.
Ho scelto la lycra perché è un materiale in cui sono state realizzate delle lampade che mi piacciono. Un nome su tutti, la Falkland di Bruno Munari. Mi chiedevo, però, perché in queste lampade mancasse il colore, in un periodo pieno di colore come gli anni 60. La risposta è che la lycra colorata avrebbe modificato la luce. Da qui la mia idea: usare la lycra solo per rivestire le lamelle, inserendo la sorgente luminosa nel corpo centrale in metallo. In questo modo, Venus diventa anche una lampada modulare. Le lamelle in lycra si agganciano, infatti, al corpo in metallo e possono essere configurate in vari modi, mixando i colori a piacere.

D.S. Design, ma anche moda. Ci parli della tua linea di abiti per Gaia Segattini Knotwear? 

S.C. Gaia Segattini Knotwear è un brand che produce abbigliamento e accessori con filati di recupero. Una collaborazione che mi ha permesso di portare alla luce il lato più sostenibile della moda, ma soprattutto di mostrare che ci sono marchi di moda dove la sostenibilità convive con l’estetica.

D.S. C’è un tuo progetto a cui sei più legata?

S.C. Calypso, il set di bicchieri che ho creato nel 2020 durante il primo lockdown. Era un progetto che avevo già in mente e i tempi dilatati di quel periodo mi hanno consentito di trasformarlo in realtà. In quel momento difficile per tutti noi ho pensato di portare colore e gioia attraverso questo immaginario esotico.

LEGGI IL NOSTRO APPROFONDIMENTO SU CALYPSO

D.S. E, invece, un progetto che ti piacerebbe realizzare in futuro?

S.C. Vorrei lavorare sempre più su allestimenti e progetti di interior. E mi piacerebbe disegnare gli interni delle macchine. Creare interni che siano belli, colorati e accoglienti. Vivendo a Milano, uso poco la macchina, ma c’è chi trascorre in auto tante ore e sarebbe bello farli sentire come a casa, mentre sono in viaggio. Oggi il comfort delle auto è, invece, legato soltanto alla tecnologia.

D.S. La casa è diventata centrale per tutti noi in questi ultimi due anni. Ci puoi raccontare com’è la tua casa? 

S.C. Ho cambiato casa di recente dopo tante ricerche. Ho preso un loft nella zona di Ventura che sto arredando pian piano. Nella mia casa c’è tanto colore: azzurro, giallo, rosa, un soffitto verde (il mio colore preferito). Un mix di colori inframezzato, però, da qualche accento nero in chiave Bauhaus, per evitare di creare un effetto casa delle bambole, un’ambientazione troppo fiabesca.
Ho scelto diversi pezzi di design. Una cucina in legno nero di Very Simple Kitchen, un grande divano verde di Saba, un mobile con rivestimenti in legno di Alpi e scaffalature industriali.

D.S. Hai citato il Bauhaus. È una fonte di ispirazione in tanti tuoi lavori, no?

S.C. Sì, il Bahuaus è per me un riferimento importante. In particolare, le donne del Bauhaus. In un periodo storico in cui i designer erano uomini, nel Bauhaus hanno trovato spazio diverse figure femminili. Un nome su tutti: Gunta Stölzl, una designer che amo per il suo approccio al mondo del tessile.
Sono attratta dal tessile e, in generale, da tutte le tecniche artigianali tradizionali, ma mi piace recuperarle in chiave contemporanea. Come per esempio in Barbagia, la collezione per Doppia Firma in collaborazione con l’azienda artigiana Tessile M&Dusa di Samugheo, dove rivisito la tecnica di tessitura “a pibiones”, tipica del territorio sardo.

Author

Una laurea in Lettere Moderne e un amore sconfinato per il design. Mi occupo di comunicazione, creando contenuti per agenzie di comunicazione, studi di design e aziende di arredamento.

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