iDesign. Le ‘arti applicate’ in mostra a Palermo

iDesign, il grande appuntamento dedicato al design e all’artigianato, torna a Palermo dal 27 settembre al 6 ottobre 2024, fra mostre, incontri e inaugurazioni sul tema “Andar per mondi”

A fine settembre sono stato a Palermo in occasione di iDesign, la più importante rassegna del centro-sud Italia dedicata al design. Un evento giunto quest’anno alla sua XII edizione.

E, non avendola mai vista prima, ne sono rimasto davvero colpito. Ma prima di parlare di iDesign preferisco iniziare dicendo cosa non è iDesign.
iDesign non è una delle tante (forse troppe) design week sparse sul territorio italiano. E, soprattutto, non vuole assolutamente emulare la design week milanese, format unico al mondo e decisamente non esportabile (in tanti ci hanno provato, anche all’estero, ma senza successo…).
iDesign, al contrario è un laboratorio di idee che in ogni installazione e in ogni talk dichiara il proprio sconfinato amore per la Sicilia, per il suo territorio, la sua storia millenaria, le sue tradizioni popolari e il suo artigianato (o meglio, le “arti applicate”, come sottolinea Daniela Brignone, fondatrice e direttrice della rassegna).
Lo stesso spirito che avevo visto a Matera, in occasione di Fucina Madre, altro imperdibile evento organizzato da Palmarosa Fuccella (non a caso “gemellato” con iDesign), dedicato alle ‘arti applicate’ lucane, tra design e artigianato contemporaneo.

Il design riscopre il territorio

La straordinaria bellezza di iDesign risiede proprio nella sua umile opera di ricerca e di promozione del sapere e del saper fare locale. Beni immateriali altrimenti destinati all’oblio, in questa società così proiettata nel futuro da dimenticare spesso le proprie radici.

Non aspettatevi quindi i grandi brand del design o collettive di giovani designer che presentano le novità o i loro ultimi lavori. Non aspettatevi, ancora, di vedere oggetti di design industriale. iDesign non è affatto questo. iDesign è piuttosto un atto d’amore per il territorio, osservato e interpretato dagli occhi attenti di designer, architetti e storici dell’arte. In installazioni che dialogano con gli affascinanti luoghi nei quali sono ospitate – vecchie chiese, palazzi abbandonati edifici storici – che diventano essi stessi parte della narrazione.

3 ragioni per apprezzare la filosofia di iDesign

Il concept di iDesign mi è piaciuto per tre ragioni:

  1. È un modo intelligente, probabilmente il più efficace, per sensibilizzare i visitatori – grande pubblico e addetti ai lavori, quasi tutti siciliani – sul tema dell’enorme patrimonio artigianale locale che rischia di scomparire.
  2. È un percorso alternativo e innovativo per lavorare con i designer e con gli studenti di design, di fashion o di storia dell’arte. Fargli riscoprire le preziose tradizioni locali, sensibilizzarli sul loro valore, fargli interpretare i manufatti antichi con il loro sguardo contemporaneo e, ancora più importante, farli lavorare “a bottega” nei laboratori artigianali per realizzare i loro prodotti.
  3. È infine un’iniziativa che supporta i piccoli artigiani e le PMI locali. Non solo facendoli lavorare e promuovendone le abilità attraverso queste installazioni. Ma soprattutto aiutandoli a capire come, grazie al design, possano far evolvere la loro attività adattando le antiche tecniche di lavorazione manuale al mutamento dei tempi e delle funzioni.

È in questo modo che si va oltre la vecchia e anacronistica separazione tra arte, design e artigianato (un vaso in vetro soffiato di Murano, un lavoro di ebanisteria, un oggetto d’arredo in marmo o un vaso in ceramica, a quale categoria dovrebbero appartenere?). Ma le riunisce, come dicevamo, sotto il cappello delle ‘arti applicate’.

Un ritorno, per me positivo, allo spirito di inizio ‘900 delle Wiener Werkstätte (le “officine” viennesi) o del movimento inglese Arts&Crafts (arti e artigianato: il design inteso come prodotto dell’industria sarebbe nato solo in seguito col Bauhaus…).


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Le installazioni di inDesign 2024

Domestico, Mediterraneo

Tra le installazioni più interessanti, segnalo il lavoro degli studenti dell’Accademia Abadir di Catania, coordinati dal designer/docente Giuseppe Arezzi, che hanno ri-progettato oggetti della tradizione siciliana e li hanno realizzati in collaborazione con aziende e artigiani locali.
Cavallerizza di palazzo Costantino, via Maqueda 217


Zampognarea. Il mondo delle zampogne tra uomini e suoni

Gli studenti di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Catania (coordinati dal docente Vittorio Ugo Vicari) sono invece stati chiamati a creare degli ‘abiti su misura’ per ‘vestire’ le sacche di zampogne e cornamuse, tipici strumenti della tradizione pastorale. Il percorso espositivo prosegue con diversi altri designer che interpretano il tema “Andar per mondi” e si conclude con la storia di “Ciccio di Cefalù”, celebre artigiano delle calzature che ha realizzato le scarpe per i più grandi piloti di Formula1 del passato!
Ex convento della Magione, via Teatro Garibaldi 27


Kaos & Kosmos. Materia, senso e spirito delle cose attraverso gli oggetti della collezione Grillo

Paolo Casicci e Gabriele D’Angelo hanno invece selezionato una serie oggetti provenienti dalla collezione di Filippo Grillo, collezionista di manufatti della tradizione laica e religiosa siciliana, organizzandoli in un affascinante viaggio nel tempo, fra storie, proverbi, credenze popolari e usanze tipiche del territorio
Museo Pitrè, viale Duca degli Abruzzi, 1


Tutte le piante del mondo

Nasce dalla collaborazione tra il Convitto Nazionale Giovanni Falcone e l’Accademia di Belle Arti di Palermo un’analisi sulla dimensione nomade e adattiva delle piante, che diventano metafora di migrazione e di adattamento, di resistenza e di resilienza, connessa agli spostamenti dell’uomo sul pianeta. Un lavoro complesso che riunisce diverse professionalità e vede la sinergia delle cattedre dei professori Marcello Carriero, Francesco De Grandi, Arianna Oddo, Agnese Giglia, Ivan Agnello, Marco Castagna e Luca Pulvirenti e dei loro allievi in Accademia.
Convitto Nazionale Giovanni Falcone, piazza Sett’Angeli 3


Nella pancia del Guerriero

Un incontro fra due generazioni, fra due menti creative diverse ma accomunate dallo steso spirito. Uno spirito visionario, onirico e irriverente, ma rispettoso del passato e curioso di scoprire le storie (personali e sempre diverse) che legano l’uomo e gli oggetti che lo circondano nel suo abitare quotidiano. Alessandro Guerriero, creatore di Alchimia e di Tam-Tam, la scuola libera nata da un’idea condivisa con Alessandro Mendini, Riccardo Dalisi e Giacomo Ghidelli, e il designer pugliese Vito Nesta. Questo incontro dà vita ad una collezione di porcellane e complementi d’arredo esposti all’interno di una coloratissima mostra, curata da Sara Ricciardi, che abbiamo avuto modo di ammirare al Salone del Mobile di Milano 2024. (Oratorio di San Mercurio, cortile san Giovanni degli Eremiti 2).

Kekkai

Segnalo infine un affascinante concept che mette a confronto due mondi lontani (ma per certi versi simili) con i loro rispettivi modi di interpretare l’artigianato. La Sicilia e il Giappone e. Un’installazione di carta Washi (fatta a mano) con la tecnica Kozo, del maestro Nobushige Akiyama, dialoga con le pareti scrostate di una chiesa sconsacrata. La mostra è curata da Daniela Brignone e Mario Finazzi, con il patrocinio dell’Istituto Giapponese di Cultura di Roma.
Chiesa dei SS. Euno e Giuliano, piazza Sant’Euno

iDesign si svolge in diverse sedi di Palermo, dal 27 settembre al 6 ottobre.


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Sono architetto, giornalista e blogger. Sono consulente strategico di design management e di comunicazione del design. Aiuto i business innovativi a crescere e a raggiungere i propri obiettivi nel modo più rapido, economico, efficace. Scopri di più sul mio sito ww.massimorosati.it Se pensi che posso essere d'aiuto anche a te, contattami qui: [email protected]

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