Design Street intervista lo studio milanese Foro Studio. Tra progetti e riflessioni sull’interior design contemporaneo.
Abbiamo incontrato Foro Studio, lo studio milanese conosciuto per i suoi progetti dalla forte componente emozionale. Attivo in diversi campi – dall’interior al product design, dalla grafica alla brand identity – Foro Studio ha trovato proprio nella multidisciplinarità il proprio tratto distintivo. Tra i loro clienti, Parah, Maryling, Westwing Italia, Pernod Ricard, Fondazione Magistretti e Aoyama Design Forum.
Ecco cosa ci hanno raccontato.
Come nasce Foro Studio?
Foro Studio nasce nel 2014 a Milano dall’unione di diverse competenze. La nostra è una storia che intreccia passione, perseveranza e audacia. Nel corso del tempo ci siamo guadagnati la fiducia di coloro che cercano un approccio autentico al design, unendo estetica e funzionalità in progetti che riflettono la personalità e le esigenze dei clienti. Dal product design agli allestimenti, il nostro impegno è tradurre idee in realtà attraverso la fusione di forma e significato.
Architettura di interni, exhibition design, art direction, product design, grafica. Sono tanti gli ambiti in cui è attivo il vostro studio. C’è un fil rouge che lega tutti i vostri progetti?
L’interdisciplinarietà. Un aspetto che i nostri clienti apprezzano particolarmente, perché riusciamo a gestire diverse progettualità che vivono però di un respiro comune. Al contrario di altri studi, in cui la cifra estetica è preponderante, noi preferiamo concentrarci sulla ricerca di soluzioni basate sulle specificità dei nostri clienti.
Nei vostri progetti di interior design è molto importante la componente comunicativa ed emozionale. Da dove nasce questo approccio?
Nasce dal nostro interesse per colori, materiali e finiture. La definizione di questi elementi è per noi una fase progettuale imprescindibile, perché è essenziale alla creazione di esperienze coinvolgenti che sorprendano e soddisfino le aspettative degli utenti.
A proposito di spazi emozionali, cosa ci raccontate del vostro progetto per Ballard & Fant, il beauty bar aperto nel 2022 a Porta Venezia?
Il concept di Ballard & Fant prende ispirazione da un viaggio a Marrakech. È infatti proprio questo luogo dai forti contrasti ad averci guidato nella creazione della palette cromatica. I colori principali sono il rosso mattone e il blu elettrico, due nuance che punteggiano in vario modo la città del Marocco. Con il material board abbiamo, invece, creato le alternanze tra texture superficiali più o meno materiche e finiture traslucide dagli interessanti effetti vedo non vedo. In termini di esperienza, questo concept costituisce un’alternativa ai beauty center tradizionali rivolti esclusivamente all’universo femminile. Abbiamo dotato l’allestimento di diverse tipologie di accoglienza – bar, salotti e postazioni tecniche – per fondere esperienze diverse in un unico contesto. Nelle aree riservate al cocktail e facial bar gli spazi sono organizzati per offrire un ambiente lounge sofisticato e ricco di dettagli. Mentre nelle aree dedicate ai trattamenti beauty l’ambiente acquista un sapore più minimal.
Tra i vostri lavori di interior, gli uffici per l’agenzia creativa Apart Collective. In questo caso, come avete approcciato il progetto?
Ci siamo concentrati sull’ideazione di uno spazio di lavoro che potesse rappresentare l’essenza creativa dell’agenzia. Apart è una realtà giovane e fresca che fa dell’informalità il suo tratto distintivo. Per questo abbiamo disegnato degli open space, aree in condivisione e spazi ibridi che permettono alle persone di interagire tra di loro e con l’ambiente in totale libertà, con la possibilità di creare scenari in grado di adattarsi alle diverse esigenze lavorative.
Come riuscite a trovare una sintesi tra l’identità dello studio e le richieste del cliente?
Prima di iniziare qualsiasi progetto, dedichiamo tanto tempo allo studio dei desideri, dello stile di vita e delle aspettative di chi userà un determinato spazio. La nostra esperienza decennale nella progettazione ci consente di unire creatività e funzionalità, dando vita a soluzioni che riflettono la nostra visione estetica, ma che sono anche in sintonia con il gusto e le esigenze specifiche del cliente. Ci concentriamo sull’essenza fondamentale di un oggetto o di uno spazio, andando oltre le forme superficiali. E nel processo creativo prestiamo grande attenzione all’armonizzazione di colori, materiali e finiture, impegnandoci a capire come questi elementi interagiscono tra di loro. Non li scegliamo infatti solo per la loro bellezza visiva, ma anche per la loro capacità di influenzare comportamenti e definire atmosfere specifiche.
Come dicevamo, sono tanti gli ambiti in cui lavorate. Tra i vostri ultimi progetti, c’è per esempio BeAlpha, un’associazione pensata per promuovere arte, cultura e design. Com’è nata l’idea?
BeAlpha è un progetto di riflessione e ricerca che promuove la cultura, sviluppando mostre ed eventi con un approccio inclusivo. Un progetto che è la naturale evoluzione di una precedente esperienza che ci ha visto partecipare alla Milano Design Week come distretto. L’obiettivo è quello di creare un punto di incontro, connessione e condivisione attraverso iniziative dislocate sul territorio italiano, rivolgendoci a progettisti, artisti, design insiders e a tutti coloro che desiderano esplorare i mondi legati al progetto.
Con Antìtesi, la prima mostra organizzata con BeAlpha, avete trasferito il concetto di antitesi nel design contemporaneo. Perché avete deciso di confrontarvi con questa figura retorica?
La mostra Antìtesi è nata per esplorare la tensione tra opposti, una dualità resa evidente dalla location scelta: una chiesa barocca monumento nazionale dal 1913. Da curatori abbiamo visto nell’antitesi una figura retorica che poteva offrire ai designer un linguaggio concettuale robusto con cui interpretare questa dualità. Un approccio che ci ha consentito di sfidare gli spettatori a riflettere sulla coesistenza di elementi opposti nelle opere esposte. La decisione di abbracciare l’antitesi è stata quindi una scelta strategica per enfatizzare la complessità del dialogo tra la location e il design contemporaneo, portando gli spettatori a riflettere su come dal contrasto possano derivare risultati unici.
Su quali progetti state lavorando in questo momento?
I progetti sono diversi, alcuni legati a iniziative indipendenti che celebrano i nostri 10 anni di attività. Nel campo dell’interior stiamo sviluppando i nuovi concept per il global retail di un brand di moda femminile. Il progetto è molto stimolante perché si tratta di un brand internazionale che ha diversi punti vendita in Europa e Asia, ognuno dotato di una propria peculiarità. In pratica, un progetto nel progetto in cui, partendo da linee guida generali, andiamo a cesellare i dettagli di ogni punto vendita per renderlo unico. Sempre in ambito retail, stiamo ideando anche il concept per i nuovi interni di Merry Go Round, una boutique nel cuore di Milano che offre una selezione di abiti, calzature e accessori di brand giovani e di nicchia. Nella curatela stiamo, invece, lavorando a un progetto molto stimolante che nel 2025 ci porterà in Cilento con un programma di eventi legati al design.
Un progetto che vi piacerebbe realizzare in futuro?
Per la nostra esperienza nel retail e per preferenze personali, guardiamo al mondo della moda sempre con grande interesse. Per questo ci attrae molto l’idea di progettare un fashion show. Guardiamo alla ricerca che OMA fa con Prada da anni e quel tipo di approccio è molto affine a quello a cui aspiriamo. Quindi Miuccia, se ci leggi, fai uno squillo!
La casa è diventata centrale per tutti noi in questi ultimi anni. Come sarà secondo voi la casa del futuro?
Sarà sempre più interconnessa, sostenibile e flessibile. Uno spazio progettato per adattarsi alle mutevoli esigenze di chi la abita, con spazi multifunzionali, mobili modulari e soluzioni che consentono una rapida trasformazione degli ambienti. Ma anche, ci auguriamo, un ambiente con una crescente consapevolezza ambientale, attraverso l’uso di materiali eco-friendly, sistemi energetici efficienti e soluzioni architettoniche che massimizzano l’uso di risorse rinnovabili. Il tutto integrato con intelligenza artificiale e connettività avanzata per creare un ambiente domestico personalizzato ed efficiente. Inoltre, come eredità della pandemia, ci sarà una sempre maggiore attenzione al benessere, con l’integrazione di elementi che favoriscono la salute mentale e fisica, come ambienti che incorporano la natura, l’illuminazione naturale e tecnologie per il benessere.
E gli spazi di lavoro come evolveranno?
Pensiamo che seguiranno tendenze simili a quelle delle abitazioni, con ambienti flessibili, in grado di adattarsi alle esigenze mutevoli delle aziende e dei dipendenti. Dunque tanti spazi aperti, aree collaborative, opzioni di lavoro remoto integrato, sale riunioni virtuali e strumenti digitali. In più, prevediamo una sempre maggiore attenzione al benessere fisico e mentale, con spazi che incoraggiano il movimento, aree verdi interne, illuminazione di qualità e zone dedicate al relax.