I racconti del progetto, l’ultimo libro di Vittorio Gregotti, per un’architettura poetica nella complessità odierna.
Edito da Skira, il volume di Vittorio Gregotti, decano dell’architettura internazionale e lucido intellettuale, mostra l’indomabile tenacia dell’autore a non disperdere il capitale storico e culturale dell’architettura quale pratica artistica e processo di civiltà.
I racconti del progetto è un allarme contro l’attuale deriva, in favore della conservazione di fondamentali disciplinari, senza i quali i risultati negativi sono già sotto i nostri occhi. Uno scenario in preda a frenesie formali e commerciali, vuoto di ogni significato e futuro collettivo.
Si guardi, ad esempio, ad una realizzazione come City Life e ci si chieda quale significato urbanistico, civile e culturale possa avere. Un’architettura sradicata dal contesto, personale fino all’estremo. Simbolo di un capitalismo slegato dalla produzione e dal territorio, in ambienti e simbologie ovunque omogenei.
Dove a fronte di numeri mai visti prima, si riscontra una condizione sempre più isolata, in perfetta sinergia con le attuali modalità di comunicazione digitale: tutto, avverte l’autore, sembra combaciare e convergere in una sola spirale di declino.
Sempre la storia è fatta di crisi opprimenti senza soluzione agli occhi dei contemporanei. Come la rivoluzione industriale, così oggi il capitalismo globale-finanziario e la rivoluzione digitale.
Ma, nonostante vigorosi riflussi politici e psicologici in atto, non mancano segnali di coscienza e possibile rinascita, di cui Gregotti si fa riferimento solido e oltremodo esaustivo.
Una lettura che richiede impegno e una fede a volte vacillante in rapporto ad alcune opere dell’autore; tematiche e contenuti sono ad un raro livello di ampiezza, profondità e proprietà di linguaggio, circostanziati da un quadro storico preciso spesso vissuto in prima persona.
Il tutto a configurare un documento disciplinare e culturale imprescindibile nell’odierno e globale disorientamento.
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