Black Hole Vase di Orrefors. Il vaso interpretato da Claesson Koivisto Rune
Ci sono oggetti che nascono per contenere, e altri che nascono per raccontare. Il Black Hole Vase, ideato dallo studio svedese Claesson Koivisto Rune e realizzato da Orrefors per Expo 2025 Osaka, appartiene a entrambe le categorie. È un vaso, certo. Ma è soprattutto un esperimento di design radicale, dove la funzione di accogliere i fiori convive con la forza di una scultura capace di evocare immagini cosmiche e suggestioni universali.
Black Hole Vase: una forma pura e minimale
La forma del Black Hole Vase è geometrica, pura, essenziale. Un disco di vetro dal diametro imponente – sessanta centimetri – che appare sospeso, quasi in contrasto con la sua stessa fisicità massiccia e compatta. La superficie nera, profonda e lucida, non annulla però la luce: al contrario, lascia intravedere un cuore trasparente, un serbatoio nascosto che custodisce l’acqua e, con essa, la vita dei fiori. Ogni stelo, immerso in questa cavità invisibile, si riflette sulla lastra piatta circostante, moltiplicandosi come in un gioco di specchi e amplificando la percezione della composizione floreale.
Come nasce il nome Black Hole Vase
Black Hole, il nome che gli architetti hanno dato a questo vaso, non è casuale. L’ispirazione arriva dalle più recenti scoperte scientifiche sull’universo, che hanno permesso di visualizzare per la prima volta i misteriosi buchi neri. Il vaso diventa allora un ponte concettuale tra la profondità insondabile del cosmo e la tradizione secolare della manifattura vetraria svedese. La purezza della forma triangolare che ha reso celebre la ricerca di Claesson Koivisto Rune incontra la sapienza artigianale di Orrefors, fondata nel 1898 e custode di un saper fare che ha conquistato la scena internazionale già all’Expo di Parigi del 1925.
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A distanza di un secolo, la maison del vetro torna protagonista in un’Esposizione Universale con un oggetto che sintetizza i valori che ne hanno scritto la storia: innovazione, funzionalità, artigianalità, estetica senza tempo e attenzione alla qualità sostenibile. Il Black Hole Vase non è soltanto un contenitore, ma un segno di trasformazione, un emblema di come il design possa andare oltre la funzione per diventare pensiero, visione, esperienza.
Il processo produttivo del vaso Black Hole
Il black Hole Vase ha richiesto un complesso processo produttivo; un viaggio altrettanto affascinante quanto il risultato. Il vaso nasce da un lavoro di altissima complessità tecnica: vetro colato, sabbiato, molato e lucidato con estrema precisione. La vera sfida sta nella gestione dei tempi. Da un lato, la fusione richiede un gesto rapido e deciso, capace di catturare la materia fusa e imprigionarla nella forma con assoluta tempestività. Dall’altro, il raffreddamento pretende una lentezza estrema, una pazienza quasi monastica: soltanto così la massa di vetro, compatta e rastremata, può stabilizzarsi senza incrinature.
Perché ci piace
Perché il Black Hole Vase dimostra che il design più radicale può nascere da un materiale antico come il vetro. Perché trasforma un oggetto quotidiano in una riflessione poetica sull’universo. E perché racconta come la grande tradizione artigianale di Orrefors sappia ancora oggi rinnovarsi grazie alla visione contemporanea di Claesson Koivisto Rune.