Sabato 19 ottobre. Raggiungo piazza Duomo, che sono le 14 e 30. Pedalo con una bicicletta non mia. Io, appassionato motociclista, me la sono fatta prestare da un amico per non perdere un appuntamento che aspettavo da mesi. Mentre pedalo, traballante sul selciato del Duomo, vengo superato da altre biciclette. Le seguo. Tutte si fermano davanti al cartello giallo che segna il punto di ritrovo dell’Urban Bike Tour di Mh-Way. Sono tante. Decine. Forse un centinaio… Scoprirò più tardi che si sono iscritti quasi 200 appassionati di design, di architettura e, naturalmente, di bicicletta.
Da lontano riconosco Makio Hasuike, il designer giapponese (che però vive in Italia da 50 anni), fondatore e mente del brand MH-Way. Mi saluta col suo sorriso aperto, soddisfatto del successo dell’evento. Tra i partecipanti, spunta anche Denis Santachiara. Decisamente un evento di design.
Tra i partecipanti, persone di ogni età. Tanti i giovani. Vedo una mamma che porta la figlia sul sellino posteriore. Una bicicletta traina un carrello dove sta ritto un cagnolino che si guarda intorno, orgoglioso della sua sistemazione.
Molti ciclisti sfoggiano per l’occasione le proprie borse e gli zaini firmati MH-Way, segno di fedeltà a un brand che ha fatto la storia del design in Italia. Viene distribuito a tutti un kit contenente un libricino giallo. Una guida che ci accompagnerà nel tour alla scoperta delle più belle architetture moderne di Milano. Un’occhiata al percorso. Memorizzato. Si parte!
Il percorso è un tuffo in alcune tra le più belle architetture italiane del 900. Si ammirano opere di Muzio, Gio Ponti, BBPR, fino alle avveniristiche costruzioni contemporanee dello studio, tutto femminile, Grafton Architects. Edifici che conosco bene, ma che rivedo sempre volentieri.
È incredibile come la città cambi, esplorandola con una bicicletta. Tutto sembra più bello, più a misura d’uomo. Si scoprono scorci che stupiscono anche me, che vivo nella captale lombarda da oltre 20 anni!
Il tour non è semplice. Una dozzina tappe in altrettanti di chilometri di percorso, attraversando una città che non è certo “bike friendly”. Ma la fatica è ripagata dalle emozioni.
La meta finale (a sorpresa) ci porta a fare una merenda collettiva in uno dei tanti, splendidi cortili interni che Milano custodisce gelosamente e che raramente apre al pubblico. Mi guardo intorno e vedo decine e decine di biciclette che si riposano, come i loro proprietari, soddisfatte di una giornata all’insegna della cultura, dell’architettura, del design.
Aspettando la prossima edizione.