Meret Oppenheim al MASI di Lugano, rara figura femminile del periodo surrealista, in mostra presso il centro Lugano Arte e Cultura, fino al 28 maggio.
Una personale di un centinaio di opere tra le più diverse che mancava all’appello: un giusto tributo a questa artista che giovanissima è stata al centro della scena parigina anni Trenta, “da Max Ernst a Mona Hatum” e gli altri grandi del Surrealismo e Dada.
Curata da Guido Comis, con la collaborazione della studiosa Maria Giuseppina Di Monte, la mostra ha come sede naturale Lugano -a poca distanza da Carona suo luogo di elezione-, e copre l’intero ciclo artistico fino agli ultimi lavori degli anni Settanta e Ottanta.
Figura spesso ridotta al ruolo di musa e modella, disinibita come nel miglior spirito dell’avanguardia, Meret Oppenheim ha in realtà svolto un percorso creativo profondo e originale, dando luogo a lavori che spaziano tra le più varie tipologie e tecniche -oggetti, sculture, dipinti, fotografie, modelli, ecc.-, interpretando, con grande anticipo, anche sè stessa come strumento espressivo.
La celebrazione del semplice oggetto d’uso di Duchamp -con cui partecipa alle prime esposizioni e a cui si lega per un lungo periodo-, acquista nel suo caso un valore aggiunto di trasfigurazione immaginaria, che conduce anche oggi a un mondo e un modo diverso di vedere e concepire la dimensione convenzionale della cose.
Da questo punto di vista anche il famoso tavolino con zampe di uccello -non a caso messo in vendita da Gavina-, è forse una delle opere più chiare in questo senso, che meglio rende lo spiazzamento e il trasporto in un’altra dimensione, unendo il massimo di contenuto artistico al ciclo della produzione -quasi- seriale. Lo stesso può dirsi dell’autoritratto “radiografico” con gioielli, giustamente eletto ad immagine simbolo dell’iniziativa.
La mostra si presta ad essere presa con leggerezza e divertimento, tanti sono i lavori che offrono un effetto sorprendente e immediato -come la famosa tazzina rivestita in pelliccia o quella sdoppiata, i guanti “venati” o le scarpe congiunte-, offrendo a tutti la propria chiave di lettura e intrepretazione di questa esclusiva ed intensa visione immaginifica.
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