La nuova maniglia Xū di Neri & Hu per Ento
Ento, brand specializzato nella produzione di maniglie di design, ha presentato di recente Xū, una nuova maniglia firmata dal duo Lyndon Neri e Rossana Hu, fondatori dello studio internazionale di architettura e design Neri&Hu, che ha sede a Shangai, in Cina.
Due designer molto impegnati anche nel settore della ricerca e dell’insegnamento (Harvard Graduate School of Design, Yale School of Architecture, Dipartimento di Architettura della Tongji University e Facoltà di Architettura dell’Università di Hong Kong).
In occasione del lancio della maniglia Xū, Design Street li ha intervistati.
Cominciamo dal nome: cosa significa Xū?
Xū è una parola cinese che significa vuoto e unisce due concetti: da un lato c’è la poetica della sottrazione, un tema a noi molto caro che, tradizionalmente, è parte integrante della filosofia cinese, e non solo nella progettazione. Dall’altro ha un significato più ‘materiale’, che riguarda la forma stessa della maniglia Xū. Il suo disegno infatti riprende l’interno della canna di bambù, la sua parte vuota, la sua zona nascosta. L’interno del suo gambo, cavo e leggermente curvato, che si svela solo tagliando la canna longitudinalmente.
Ci spiegate meglio questa idea di progettare il vuoto?
Noi siamo sempre molto attenti, nei progetti, all’importanza del vuoto, al suo ‘peso’, e studiamo come funziona il negativo. La gente è abituata a vedere degli oggetti solo la parte positiva, quella piena, per noi invece è altrettanto importante la parte negativa, il vuoto.
Nel mondo occidentale le architetture vengono viste come manufatti pieni, solidi. In Asia al contrario, e in Cina in particolare, noi consideriamo gli edifici come degli spazi vuoti.
Ci raccontate come nasce la maniglia Xū?
Fin da subito cercavamo dei materiali naturali per la maniglia Xū. All’inizio pensavamo alle pietre o alle foglie, ma poi abbiamo scelto il bambù, anche per un aspetto storico-culturale. In Cina il bambù è molto usato nei villaggi. Lo usano per costruire le pareti e i tetti delle case, per ripararsi dalla pioggia, per fare i mobili, per appendere i vestiti, per creare contenitori per la cucina. Noi diciamo sempre ai nostri studenti di visitare i villaggi nelle campagne cinesi per capire in quanti modi viene usato il bambù. Anche le maniglie delle porte sono realizzate con canne di bambù tagliate. E proprio questa è stata la nostra ispirazione.
Un’attenzione importante anche dal punto di vista ergonomico…
Esatto! La superficie curva all’interno del bambù crea una concavità naturale, che permette al pollice di premere e afferrare bene la maniglia mentre le altre dita si stringono sulla parte curva posteriore, per garantire una presa comoda ed ergonomica.
E c’è dietro anche un pensiero formale che permette, nella maniglia Xū, di ridurre al minimo lo spreco di materiali, una linea già seguita da Ento per i suoi ultimi prodotti.
Questa non è la vostra prima collaborazione con Ento, o sbaglio?
No. La nostra collaborazione con l’azienda è nata circa 3 anni fa. La prima maniglia, Zai, si basava però più sull’idea di archetipo, di utensile, tornava all’idea iniziale della maniglia come ‘ferramenta’. Inoltre, Zai era pensata per un uso più tipicamente residenziale. Mentre la maniglia Xū è pensata sia per uso domestico, sia per il mondo contract.
Un’ultima domanda: sembra davvero impossibile immaginare qualcosa di nuovo in una maniglia: un oggetto così semplice e così legato alla funzionalità. Come vi siete avvicinati al progetto?
Se pensi a una maniglia come oggetto in sé, e pensi solo alla sua forma, allora la strada è segnata. Ma se provi a ripensare a un oggetto, al suo significato e a come reinterpretarlo, allora tutto diventa diverso. Viene quasi spontaneo. Lo puoi completare solo con l’immaginazione. Se non ti limiti a concentrarti solo su quello che vedi, sulla forma dell’oggetto o sulla sua funzione, allora tutto diventa possibile!
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