Design Street intervista Luca Roccadadria, giovane promessa del design di origine pesarese.
Classe 1990, Luca ha iniziato giovanissimo la sua collaborazione prima con studi di design e poi, da libero professionista, con importanti brand del design italiano…
DS: Quando hai capito che il design sarebbe stato la tua strada?
LR: Da bambino. Sono stato sempre incuriosito dalle forme e l’accuratezza di alcuni oggetti catturava la mia attenzione. Ammiravo i dettagli degli oggetti che mi circondavano… Poi, crescendo, la voglia di inventare e creare nuove forme ha delineato la mia strada verso il design.
DS: Quali sono i maestri del design a cui ti senti più legato?
LR: Appartengo alla generazione di designer giovani. Oltre ai maestri del passato, sento di trovare ispirazione nel lavoro degli architetti e designer italiani di oggi, più vicini al tempo che vivo, come ad esempio Fabio Novembre e Luca Nichetto, che ammiro entrambi.
DS: Il concetto di abitare sta diventando sempre più fluido. Secondo te come sarà la casa del futuro?
LR: La situazione pandemica che stiamo vivendo ha cambiato in maniera dirompente le nostre abitudini: ognuno di noi vede in modo nuovo la propria casa, che è sempre più luogo di lavoro ma anche un luogo per il tempo libero con amici e famigliari. Ho osservato la ricerca crescente di uno spazio outdoor più curato e connesso alla casa.
DS: Com’è la casa in cui vivi? Ci descrivi la sua atmosfera? Ci sono mobili di design? Puoi citarne qualcuno?
LR: Ho la grande fortuna di vivere in una città di mare, a Pesaro, e sono molto legato al mare, che fa parte delle mie abitudini quotidiane. La mia casa si affaccia su un quadro tipico della zona.
Mi piace circondarmi delle mie creazioni come se fossero esposte, e di diversi oggetti iconici del design italiano, come lo spremiagrumi Juicy Salif, la lampada Nesso e il posacere Cubo.
DS: Quali saranno le principali tematiche che il design dovrà affrontare in futuro?
LR: Il design del futuro dovrà sicuramente avere un occhio sempre più attendo al green, valorizzando le tecnologie che il futuro ci metterà a disposizione. Quella dell’ecosostenibilità è sicuramente una tematica che ci riguarda tutti, ognuno nel proprio ambito professionale.
Il design sostenibile dipende molto dai materiali: legno, sughero, canapa, bambù, sono sempre più utilizzati nei progetti di architettura e di interior design.
Qui sopra, due immagini dello specchio Renoir, disegnato per Bontempi
DS: Che rapporto hai con i social network?
LR: Buono, sono maturato con i social network. Non ho fatto sforzi per capirli, scoprirli e utilizzarli; tutto è stato per me molto naturale. Li considero un ottimo strumento di lavoro: mostro i concetti, non solo i prodotti ma anche quello che c’è dietro.
Sui miei account (tra tutti prediligo Instagram) pubblico schizzi e qualche dettaglio del percorso per arrivare al prodotto finale. La creazione è sempre un momento di grande sforzo e penso che debba essere messa di più al centro della comunicazione, rispetto al prodotto finito. Soprattutto dai progettisti.
I social media mi permettono anche di mostrare istanti della mia giornata di lavoro, e anche più privata, quando vado a pesca oppure in lunghe passeggiate nei bellissimi scorci marchigiani.
DS: Ci racconti i tuoi ultimi progetti? Ce n’è uno al quale sei particolarmente legato?
LR: Negli ultimi progetti ho approfondito la ricerca sulle proporzioni, unendola a uno stile più narrativo. Provo a migliorarmi in ogni progetto, e proprio per questo direi che “il progetto al quale sono più legato è quello che ancora deve uscire”.
Ci sono progetti più istintivi come lo specchio Renoir disegnato per Bontempi che è frutto di un ragionamento sulla tendenza delle forme morbide, oppure la madia Diva per Tonin, uno studio sullo specchio e sui colori, che alternandosi creano un intrigante gioco di riflessioni.
E poi ci sono i prodotti che hanno un tempo di incubazione lungo, come ad esempio lo scrittoio / toletta Luis per Cantori, che mi ha permesso di curare i minimi dettagli, e di svolgere una più approfondita ricerca costruttiva, da inventore… per la mia gioia da bambino.
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DS: Che consiglio daresti a un giovane che vuole diventare un designer?
LR: Senza esitazioni consiglio di avere pazienza e di non arrendersi ai primi ostacoli. Per raggiungere il successo si dovrà passare attraverso innumerevoli fallimenti. E poi un suggerimento più concreto, che ha valore per ogni età e per tutti gli ambiti: interpretare il linguaggio dell’azienda cui si sottopone un progetto.
www.roccadadria.com