Una selezione di lampade dall’ultima Milano Design Week. Tra poesia, flessibilità e risparmio energetico.
Lampade variamente configurabili nelle forme e nelle dimensioni. Tecnologie studiate per illuminare meglio e consumare meno energia. Prodotti realizzati con materiali riciclabili ed elementi facilmente disassemblabili. Ma anche tanta voglia di sorprendere e di farci sognare. Come solo la luce sa fare. Ecco le lampade che ci hanno colpito in occasione della Milano Design Week 2023.
Black Flag, Flos
Una lampada da parete pensata per ingombrare il minimo e illuminare il massimo. Parliamo di Black Flag, il progetto firmato da Konstantin Grcic per Flos. Quando è ripiegata, Black Flag sembra una scultura. Da aperta la lampada diventa, invece, estremamente funzionale. Le sue braccia possono infatti estendersi fino a 3,5 metri dalla parete, portando la luce nel cuore di qualsiasi ambiente. Una luce potente e omogenea che può illuminare un piano di lavoro anche di ampie dimensioni, così come una grande zona living.
Black Flag è realizzata principalmente in alluminio, materiale completamente riciclabile, ed è priva di colle e saldature. Ogni elemento può, dunque, essere disassemblato con facilità nell’ottica di una riparazione o essere riciclato alla fine del ciclo di vita del prodotto. Tutte le unità ottiche sono, inoltre, individualmente sostituibili per la manutenzione dell’apparecchio.
Helgoland, Artemide
Un principio universale di luce applicabile in infinite situazioni. È Helgoland, il rivoluzionario progetto presentato da Artemide. Un elemento piatto di soli 14,5 mm di spessore formato da ottiche esagonali, ispirate alla struttura degli alveari, che collaborano per massimizzare il flusso luminoso. Le dimensioni estremamente ridotte e la geometria esagonale con cui si combinano garantiscono l’eliminazione di effetti multi-ombra.
Il motore luminoso può combinarsi con diversi accessori per un’installazione a soffitto, a incasso con o senza cornice, o con un braccio orientabile che lo collega ad altri sistemi binari. Un progetto brevettato che apre la strada a un nuovo modo di fare luce.
Fleur, Foscarini
Fleur è la nuova lampada wireless disegnata da Rodolfo Dordoni per Foscarini. Un oggetto dal design essenziale che ha in sé una duplice funzione: illuminare e contenere fiori.
L’obiettivo era creare una lampada che potesse inserirsi in modo discreto sulla tavola. Lo stelo, leggero e trasparente, è un cilindro in pyrex aperto nella parte superiore. Il corpo illuminante è disponibile in diversi colori: dalla più neutra nuance porcellana a cromie più vivaci.
Quando è accesa, la luce mette in evidenza lo stelo in vetro e viene diffusa sul piano da una piccolissima scheda LED dedicata.
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Vis à Vis, Davide Groppi
La luce riportata alla sua essenza. A dieci anni dalla sua prima lampada a batteria, Davide Groppi aggiunge una nuova pagina alla luce senza fili. L’idea è, ancora una volta, quella di lavorare per sottrazione, cercando solo la luce. Il risultato è una lampada portatile evanescente ed eterea. Quando è spenta, Vis à Vis sembra quasi dissolversi nello spazio. Da accesa cattura, invece, lo sguardo solo con la potenza della sua luce. Poesia allo stato puro, come in tutti i progetti di Davide Groppi. Il progetto è di Michele Groppi.
Ensō, Catellani & Smith
Nell’antica arte della calligrafia giapponese, Ensō è simbolo di completezza e illuminazione. Un cerchio perfetto nella sua imperfezione che nasce da un gesto manuale, gentile e spontaneo. Catellani & Smith ha reso tridimensionale questo gesto, dando vita a una lampada che sembra disegnata con un pennello. Un cerchio blu, dipinto a mano, che non giunge a chiudersi, quasi a voler suggerire che c’è ancora apertura per crescita ed evoluzione.
Il cerchio scultura di Ensō poggia su una base in ottone. La fonte luminosa a LED si cela dietro la struttura della lampada, creando sulla parete un effetto di luce diffusa.
pic-a-stic, Ingo Maurer
Lampada o gioco? È pic-a-stic, la nuova sospensione di Ingo Maurer. Ispirata al gioco dello Shanghai, la lampada si compone di bastoncini in legno – oltre 50 nel kit di montaggio – che si possono disporre trasversalmente o parallelamente intorno al corpo luminoso centrale, sostenuti da un anello elastico in gomma nera. Sono sufficienti pochi e semplici passaggi per creare un oggetto di design ogni volta diverso.
pic-a-stic è proposta in due varianti cromatiche: una più rigorosa con i bastoncini di colore bianco e nero, eccettuati due rossi, e una versione più vivace, con i bastoncini rossi e blu.
Madco, Ambientec
Colore, flessibilità, purezza formale. Sono questi gli elementi che raccontano Madco, la nuova lampada portatile di Ambientec disegnata da Elisa Ossino. Un progetto che reinterpreta l’iconografia delle lanterne giapponesi in una chiave essenziale e contemporanea.
Il corpo luminoso di Madco è composto da una sfera ruotabile a 360 gradi che offre diverse configurazioni di luce. La sottile struttura in metallo che sostiene la sfera funge anche da manico, permettendo di trasportare la lampada facilmente in qualsiasi ambiente, anche esterno. Grazie al suo elevato indice di impermeabilità (IP66), Madco può infatti essere usata in spazi outdoor.
Madco è proposta in cinque colori ispirati alle natura: oliva, pesca, terracotta, mostarda e ciliegia. La lampada è facilmente ricaricabile grazie al caricatore USB-C.
Cono di Luce, Lodes
Cono di Luce è la lampada firmata da Ron Arad per Lodes. Cuore del progetto è il cono di pirex trasparente che alloggia al suo interno un foglio con un circuito stampato (PCB) e una montatura, anch’essa in PCB, ma con uno spessore maggiore come sostegno della lampada. Il foglio all’interno del cono è personalizzato con una cornice che porta il nome del prodotto, la firma del designer e il nome dell’azienda. Una lampada potente nella sua apparente semplicità che da accesa svela tutto il suo potere decorativo: un disegno ottico fatto di luci, ombre e sovrapposizioni.
Cono di Luce è disponibile nella versione a sospensione e in tre finiture: rosso, grigio e oro.
Cabanon, Nemo Lighting
La lampada Cabanon di Nemo Ligthing nasce da un progetto di Le Corbusier rimasto fino ad oggi inedito. Nel 1952, sulle rive della Costa Azzurra, Le Corbusier costruì Cabanon: l’archetipo dell’abitare con l’essenziale. Una casa di soli 15 metri quadri, a pochi passi dal mare, costruita secondo le regole del Modulor, che ha accolto l’architetto negli ultimi anni della sua vita. La lampada Cabanon è stata pensata per il piccolo rifugio da cui prende il nome. A ispirare il paralume è stato un reperto bellico, un porta proiettili di mortaio ritrovato sulle spiagge francesi. Una lampada che rappresenta un momento di rinascita nel mondo del dopoguerra.
Luna, Occhio
Luna è una delle novità proposte da Occhio. Una lampada che unisce un design classico a una tecnologia della luce innovativa. Luna è la prima collezione a presentare Fireball, la sorgente luminosa brevettata da Occhio. Una palla di fuoco all’interno della sfera di vetro a specchio che crea una luce morbida, priva di abbagliamento ma direzionata con un effetto magico. Quando è accesa, assomiglia infatti alla luna e sembra fluttuare.
Oltre alle lampade a sospensione, la serie Luna comprende le versioni a parete, a soffitto e da tavolo. Luna è disponibile in due finiture: cromato lucido dark chrome e phantom, una versione sempre lucida ma più calda.
Elo, Brokis
È la flessibilità la parola chiave di Elo, la nuova sospensione di Brokis disegnata da Filippo Mambretti. Composta da tre archi articolati, i cui esterni possono essere bloccati in diverse posizioni, Elo può infatti essere modificata e personalizzata in base alle diverse esigenze.
Il vetro che compone la lampada è incastonato in eleganti cornici di alluminio, materiale che garantisce un’eccezionale integrità strutturale, riducendo allo stesso tempo il peso complessivo di Elo.
L’illuminazione è fornita da LED flessibili che seguono la curvatura degli archi.
Ronin, Zava
Nasce da un foglio di carta piegato Ronin, il nuovo progetto di Zava firmato dai Testatonda (Nicolò Corigliano, Matteo Minello, Valter Cagna). Una collezione di lampade che racconta la fascinazione per l’Estremo Oriente dei tre designer. La forma evoca il tipico cappello a cono di paglia giapponese. Il nome riprende quello dei cosiddetti uomini onda, i samurai rimasti senza padrone alla ricerca di nuove strade. Un percorso che le lampade Ronin condividono, scegliendo di non avere un padrone ma di essere protagoniste del loro destino.
La collezione Ronin comprende una lampada da terra, una sospensione e un’applique. Le lampade sono realizzate in ferro verniciato e disponibili in tre diverse dimensioni.