Design Street intervista Giorgio Donà, il Founding Partner & Director di Stefano Boeri Interiors. 

Abbiamo intervistato Giorgio Donà, il Founding Partner & Director di Stefano Boeri Interiors, pochi giorni dopo Art Basel Miami Beach 2022, la fiera dedicata al design da collezione dove lo studio ha presentato una rivisitazione dell’installazione per Buccellati proposta durante la Milano Design Week 2022. Un appuntamento arrivato alla fine di un anno denso di progetti e collaborazioni con importanti brand di fama nazionale e internazionale.

Fondato nel 2018 dagli architetti Stefano Boeri e Giorgio DonàStefano Boeri Interiors è uno studio multidisciplinare attivo in diversi campi: dall’architettura di interni al product design, dalla progettazione e realizzazione di mostre agli allestimenti fieristici e culturali. Una realtà flessibile e trasversale impegnata nella ricerca di soluzioni integrate per spazi abitativi in continua trasformazione.

Ecco cosa ci ha raccontato Giorgio Donà.

D.S. Stefano Boeri Interiors nasce nel 2018. Nel mezzo una pandemia che ha cambiato profondamente il nostro modo di abitare la casa e gli spazi pubblici. Come ha influito tutto questo sul vostro modo di progettare?

 G.D. Solo pochi mesi dopo aver preso possesso e confidenza con i nuovi spazi di Stefano Boeri Interiors – un loft laboratorio sui Navigli, luogo di incontro e scambio di idee, discipline e realtà professionali – ci siamo trovati necessariamente a dover vivere e lavorare ognuno dalle proprie case. In quel momento, abbiamo tutti preso coscienza di una rinnovata cura e attenzione nei confronti dei nostri spazi e desideri. Vivere la casa per tempi prolungati e per molteplici usi, come il lavoro, lo sport e il tempo libero, è diventata una necessità che ci ha spinto a ricucire un nuovo contatto tra lo spazio domestico e una diversa quotidianità. In quel contesto è nato il progetto editoriale “The Day After. How will spaces change?”. Una serie di domande e spunti diventati poi guida delle nostre ricerche e azioni progettuali. Un criterio e un metodo che si fondano sull’interdisciplinarità del processo a favore di soluzioni e prospettive sempre più aperte e integrali.

D.S. Architettura di interni, exhibition design, product design. Sono tanti gli ambiti in cui è attivo il vostro studio. C’è un fil rouge che unisce tutti i vostri progetti?

G.D. Stefano Boeri Interiors è uno studio multidisciplinare nato dalla scelta di creare un laboratorio permanente di ricerca e progettazione. Un approccio che crede nell’inclusività e nella progettazione integrata, cercando nella collaborazione e nella condivisione le risposte alle specifiche esigenze al servizio di ogni fase progettuale, di gestione, di sviluppo e produzione. Proprio in questo metodo trasversale possiamo riconoscere una forte identità e flessibilità nella ricerca di soluzioni innovative.

D.S. I confini tra spazi interni ed esterni sono sempre più evanescenti. Può raccontarci come avete approcciato questo tema con Crest e Ivy, i vostri ultimi progetti di product design per l’outdoor?

G.D. Sono state due occasioni per porre l’accento su una ricerca in costante evoluzione che mette al centro il rapporto tra outdoor e indoor. Dovremmo rivalutare il concetto di soglia e, quindi, immaginare nuove forme di continuità e contatto tra luoghi, e una mescolanza di usi e potenzialità. Crest, a tal proposito, è un arredo outdoor modulare destinato ad accogliere e suggerire una pluralità di attività, siano esse di piacere o di lavoro, ma anche legate alla convivialità. Un luogo dove ritrovare una dimensione più rilassata e familiare.
Seppur in un contesto diverso, anche Ivy è un sistema di illuminazione per esterni che integra luce, audio e sensoristica ambientale, favorendo il benessere dell’uomo e il rispetto dell’ambiente, nella prospettiva di ottimizzare l’integrazione con l’architettura e la massima fruibilità degli ambienti.

D.S. Stefano Boeri Interiors ha consegnato da poco il primo prototipo di Aula del Futuro, in collaborazione con Napisan. Un concetto di spazio scolastico multifunzionale e aperto. Può raccontarci nel dettaglio il progetto?

G.D. L’Aula del Futuro è un progetto che ci ha permesso di ragionare su modelli di ambienti educativi che favoriscano la sperimentazione di una moltitudine di formati didattici, aprendo le porte anche ad attività diverse e in orari extra scolastici. Una scuola libera e aperta a ogni forma di apprendimento, al servizio della socialità e della comunità intera. Nello specifico, l’Aula del Futuro è un progetto flessibile e modulare, con pareti mobili che garantiscono la variazione dello spazio sulla base delle diverse necessità e nel segno della multifunzionalità, con spazi orientati alla co-progettazione e integrati con il resto della scuola. Arredi studiati per coinvolgere gli studenti e stimolarne tutti i sensi.

D.S. Stefano Boeri Interiors è stato pochi giorni fa protagonista di Art Basel Miami Beach 2022 con una rivisitazione dell’installazione per la mostra di Buccellati “Galateo. A Journey into Conviviality”, presentata durante la Milano Design Week 2022. Cosa accomuna i due progetti? In cosa, invece, si differenziano?

G.D. Entrambi i progetti di allestimento nascono dall’idea di creare un ambiente immersivo che, attraverso l’uso misurato e sapiente di superfici riflettenti e forme spezzate, sia in grado di aprirsi a nuovi punti di vista e scenari, declinandosi in uno spazio flessibile, capace di ospitare attività differenti. Le due occasioni sono state l’opportunità per sperimentare una varietà di sistemi e dispositivi allestitivi modulari che hanno reso possibile un utilizzo e una funzione diversificata degli spazi a disposizione, trasformando la terrazza della sede di Buccellati a Milano in un luogo di incontro dal forte sapore esperienziale, e la sala all’EDITION Hotel di Miami in un luogo di socialità.

D.S. La casa è diventata centrale per tutti noi in questi ultimi anni. Com’è la sua casa? E secondo lei cosa non dovrebbe mai mancare in una casa?

G.D. Casa mia è una continua ricerca. Casa significa ricordi, colori, aneddoti e desideri, e quindi un’incessante esplorazione di forme e oggetti che insieme concorrono a rendere gli spazi e la loro interazione espressione di accoglienza e convivialità. A tal proposito ritengo che ciò che non dovrebbe mancare in una casa è questo senso di convivialità. La possiamo riconoscere, ad esempio, in un tavolo che diventa lo strumento attorno al quale incontrarsi, mangiare, lavorare o giocare. Nel futuro gli arredi saranno in grado di guidarci e supportarci in una quotidianità che sarà sempre più complessa e variabile, ma allo stesso tempo scalabile e mutevole secondo le molteplici traiettorie di vita e le contingenze che si dovranno affrontare.

D.S. Un progetto che le piacerebbe realizzare in futuro?

G.D. Per il futuro mi piacerebbe poter immaginare soluzioni sempre più trasversali e adattabili a diversi ambiti, bisogni e desideri. Progettare per dare corpo a forme e funzioni sempre più ibride, promuovendo azioni fortemente caratterizzate da nuove e proficue forme di multidisciplinarietà. Un fine che possa esprimere e allo stesso tempo supportare il dialogo continuo tra diverse discipline, abitudini, complessità, risorse e specie viventi.

Author

Una laurea in Lettere Moderne e un amore sconfinato per il design. Mi occupo di comunicazione, creando contenuti per agenzie di comunicazione, studi di design e aziende di arredamento.

Write A Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.