A cura di Massimo Rosati

Trovandomi a Londra per dei corsi, non ho voluto lasciarmi scappare l’inaugurazione di “Creation from Catastrophe: how architecture rebuilds communities”, una mostra molto interessante organizzata dal RIBA, dedicata al ruolo dell’architettura dopo le catastrofi naturali.

La mostra prende spunto da una frase pronunciata dell’architetto Toyo Ito in seguito al terribile terremoto del giapponese del 2011: “Una zona disastrata nella quale tutto è perduto ci offre la straordinaria opportunità di avere uno sguardo nuovo, ripartendo da zero, su ciò che l’architettura realmente rappresenta.”

La distruzione di una città, che sia causata dall’uomo o da eventi naturali, può infatti portare a ripensare radicalmente il paesaggio urbano. Inoltre ci pone delle questioni fondamentali sulla fragilità dell’architettura stessa, sulla delicata relazione tra uomo e natura e sulla capacità degli architetti di comprendere i cambiamenti e di trovare delle risposte.

Nella bella mostra londinese sono dunque rappresentati e analizzati i vari modi in cui le città e le comunità sono state ri-immaginate in epoche diverse a seguito di gravi calamità naturali.

Carte storiche, plastici, disegni, progetti e video accompagnano il visitatore in questa lunga storia che parte dal piano per Londra dopo il “great fire” del 1666, passando per il terribile terremoto di Lisbona nel XVIII secolo, all’incendio di Chicago del 1871 fino alle più recenti catastrofi di Skopje, Nepal, Nigeria, Giappone, Cile, Pakistan e Stati Uniti.

La mostra è davvero interessante e pone grandi interrogativi, ma non è stata l’unica cosa a colpirmi durante la visita.

Mi ha affascinato innanzitutto l’istituzione stessa del RIBA, the Royal Institute of British Architects; una storica e attiva istituzione fondata nel 1834 (attualmente conta oltre 40.000 membri) che, oltre a promuovere l’architettura inglese, si occupa di formazione, organizza contest internazionali che premiano i migliori architetti (il celeberrimo Stirling Prize) e le migliori scuole internazionali, oltre a collaborare con il governo per migliorare la qualità nella progettazione di edifici pubblici, residenziali e delle nuove comunità.

Un’istituzione che vanta una biblioteca tematica aperta a tutti con oltre 80.000 volumi e una straordinaria collezione (unica al mondo) di documenti, progetti originali, foto, stampe antiche, plastici etc. Basti dire che il RIBA possiede la più grande collezione di disegni di Andrea Palladio…

La seconda cosa che mi ha colpito è la maestosa architettura che ospita il RIBA, un palazzo progettato nel 1934 da George Grey Wornum in un insolito stile che mescola il Modernismo col Neoclassicismo scandinavo.

Un imponente edificio di sette piani, tra Oxford Circus e Regent’s Park che, come tutti gli edifici culturali in Inghilterra, è anche pensato per essere vissuto quotidianamente dalla popolazione. Non solo per le conferenze e le interessanti mostre che organizza. Non solo per la caffetteria, lo shop, la fornitissima libreria (aperti al pubblico), ma anche perché nelle sue splendide sale (con arredi e decorazioni originali degli anni 30) si organizzano eventi, cene, concerti e persino matrimoni! Un ottimo modo per promuovere l’architettura e per farla sentire, come è giusto che sia, parte integrante della vita quotidiana di ognuno.

 

La mostra “Creation from Catastrophe: how architecture rebuilds communities”

è visitabile con ingresso libero dal 27 gennaio al 24 aprile 2016.

Orari: da lunedì a domenica, ore 10-17; martedì, 10-20.

The Architecture Gallery, RIBA, 66 Portland Place, London, W1B 1AD.

Info: [email protected]

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Sono architetto, giornalista e blogger. Sono consulente strategico di design management e di comunicazione del design. Aiuto i business innovativi a crescere e a raggiungere i propri obiettivi nel modo più rapido, economico, efficace. Scopri di più sul mio sito ww.massimorosati.it Se pensi che posso essere d'aiuto anche a te, contattami qui: [email protected]

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