Japanordic: lo stile che unisce gusto e tradizioni di Giappone e Paesi Nordici
di Sara Norrman per Houzz
Il Giappone e i paesi nordici distano parecchio geograficamente parlando, e anche la loro storia ed evoluzione sono diverse. Esistono però dei punti in comune, come il rituale della sauna e del bagno dei finlandesi, tipico anche dei giapponesi. Gli svedesi amano il pesce crudo e i norvegesi hanno un’enorme passione per la natura e la tranquillità.
Per quanto riguarda i danesi, invece, si riscontra un vero e proprio scambio commerciale con il Giappone, in materia di design, cominciato circa un secolo e mezzo fa, e che sembra non arrestarsi. Questo legame ha dato vita a uno stile ben preciso da nome “Japanordic”.
«È un termine molto usato, ma a me non piace per nulla – afferma Thomas Lykke di OEO Studio di Copenhagen – le tendenze sono transitorie, mentre il legame tra Danimarca e Giappone è consolidato da 150 anni e continuerà per altrettanti. Si basa sul nostro amore per i rituali, l’umiltà e il profondo rispetto, sia per l’arte sia per gli oggetti in sé».
Lykke paragona il design Giapponese alla poesia e all’arte: rappresenta, nella realtà, tutto quello che non può essere detto a parole.
«Lavoriamo con aziende che hanno anche quattrocento anni di storia, che hanno mantenuto le loro competenze, assimiliate nei secoli, molto meglio di quanto sia accaduto in Danimarca e in altri paesi europei. Il loro stile appare contemporaneo e vecchio allo stesso tempo», racconta Lykke.
Anche Oki Sato, fondatore dello studio Nendo, condivide l’idea di trovare qualcosa di nuovo in qualcosa che già esiste.
«Quando faccio ricerca parto prima di tutto riportando alla luce tecniche passate e non più usate, materiali tradizionali da mescolare ad altri più nuovi, facendo così innovazione», racconta Sato.
Il designer giapponese parla anche del design come un modo per collegare persone e oggetti «Al giorno d’oggi siamo bombardati da mille informazioni e tutto va velocissimo: uno dei ruoli principali del designer, allora, diventa quello di mettere le cose in ordine, e presentarle alla gente in una forma familiare e facile da capire».
La designer Aya Okamura è giapponese da parte di madre e padre, ma è nata e cresciuta a Copenaghen. Afferma: «Credo che questo legame origini dal fatto che entrambi i popoli siano stati costretti a creare qualcosa da molto poco. Non abbiamo vaste risorse naturali, quindi rispettiamo ciò che abbiamo e lo facciamo funzionare».
Aya Okamura ha appena lanciato per la sua azienda Ayanomimi, e in collaborazione con Krestine Kjærholm, la collezione di tappeti Sæson, ispirata dallo stile di vita giapponese.
«Sapevo che in Giappone non utilizzano tappeti e moquette come in Scandinavia. Semplicemente non vi è alcuna tradizione di arredare con tappeti che misurano 140×200 cm. Ho cercato di immaginare le case delle mie nonne in Giappone, e ho subito pensato ai tappeti all’entrata. È usanza togliersi le scarpe, perciò l’ingresso di una tipica casa giapponese ha un gradino e un piccolo tappeto. Ma questo di solito non è eccezionale, ed è un vero peccato dal momento che è la prima cosa che si vede entrando in casa.
Un pezzo di Sæson misura 60×60 cm, e utilizzando due tappeti potete arredare perfettamente un tipico ingresso giapponese. “Un tappeto di design danese per un tipico ingresso giapponese” – questa idea e modo di pensare ci sembrava una nicchia. Il produttore danese Pure Carpet mi disse che non avevano mai fatto un tappeto così piccolo prima».
«Il compito di Ayanomimi è quello di creare e gestire nuovi progetti basati sulla collaborazione tra aziende danesi e giapponesi. Quando i giapponesi acquistano design danese, comprano anche un po’ del loro stile di vita. Vogliono stare a casa con i loro figli, avere un buon equilibrio vita-lavoro, vivere in modo sostenibile, andare in bici al lavoro… Questi prodotti offrono una sensazione di tranquillità nella vita urbana stressante dei giapponesi».