“Tra una bella foto e una buona foto scelgo la seconda, quella che ha qualcosa da dire, a costo di farlo in modo sgrammaticato”.
In questa frase, ispirata a una dichiarazione del collega e amico Ugo Mulas, Gianni Berengo Gardin ha condensato tutta la sua poetica. La rassegna antologica Gianni Berengo Gardin, Storie di un fotografo, a cura di Denis Curti, conta circa 200 fotografie che ripercorrono la carriera del grande maestro italiano dagli anni cinquanta a oggi. Ho visto la mostra a Milano al Palazzo Reale e vi garantisco che è davvero molto interessante, questa volta approda a Genova, al Palazzo Ducale dal 14 febbraio all’ 8 giugno 2014. In versione rinnovata e arricchita con un intero capitolo dedicato a Genova con fotografie che coprono un ampio periodo che va dal 1969 al 2002, appositamente selezionate per questa edizione della mostra e in buona parte completamente inedite.
Con occhio sempre vigile, attento a cogliere le svolte della storia, così come i passaggi minimi, più discreti del reale, Gianni Berengo Gardin ha narrato – e continua a farlo, basti pensare al suo lavoro su L’Aquila, prima e dopo la devastazione inflitta dal terremoto – avvenimenti che hanno marcato in profondità la storia del nostro paese, sotto molteplici punti di vista, oltre ai momenti di vita quotidiana nelle strade, agli incontri casuali con le persone, ai gesti spontanei Le sue immagini – ormai riconosciute come patrimonio visivo degli italiani – sono uno spaccato della vita politica, sociale, economica e culturale dell’Italia dagli anni del boom a oggi, sia nei suoi risvolti felici, sia nelle sue pieghe drammatiche e a volte tragiche, ponendo sempre al centro dell’attenzione l’uomo e la sua dignità. La mostra “Gianni Berengo Gardin – Storie di un fotografo” approda a Palazzo Ducale in versione rinnovata e arricchita con un intero capitolo dedicato a Genova. E a Genova Berengo Gardin ci torna spesso e sempre molto volentieri. Le fotografie, appositamente selezionate per questa edizione della mostra e in buona parte completamente inedite, coprono un ampio periodo che va dal 1969 al 2002.
Quello di Berengo è un vero e proprio omaggio alla città. Un racconto affettuoso, forse nostalgico, ma comunque senza retorica. Il porto, spesso fotografato su invito di Renzo Piano, diventa un crocevia di storie parallele: i lavoratori, le vedute, le navi e l’idea di un paesaggio che si trasforma in sentimento e consapevolezza nei confronti del cambiamento. Poi le strade, le architetture, le case si sovrappongono alla visione, i mestieri che ormai sono scomparsi. Le botteghe di un tempo. Nella Genova di Berengo Gardin c’è una città che assomiglia alle sue idee, ai suoi ricordi. In quel bianco e nero, così come in tutte le sue storie c’è una quantità umana che corrisponde al suo amore per la vita. C’è commozione senza retorica. C’è quel Gianni Berengo Gardin che guarda avanti senza smettere mai di voltarsi indietro. La rassegna antologica, a cura di Denis Curti, conta circa 200 fotografie che ripercorrono la carriera del grande maestro italiano dagli anni cinquanta a oggi.
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