La lampada Mayala è un progetto a quattro mani nato dalla mente di una designer Emilyn Ciocio e un ingegnere elettronico, Andrea Lombardo. Una lampada bella, intelligente e dal nome curioso…

Mayala è un elemento illuminante costruito da tre dischi indipendenti tra loro. Ciascun disco è a tutti gli effetti una lampada indipendente. Ogni disco, realizzato in plexiglass colorato, ospita 6 led bianchi ad altissima efficienza e a basso consumo ed è dotato di sensori all’infrarosso a riflessione che permettono di comandare la lampada semplicemente avvicinando la mano al bordo interno del disco, senza che sia necessario alcun contatto. A seconda del movimento della mano si ottiene l’accensione, lo spegnimento o la regolazione dell’intensità della luce.

Grazie ad una comunicazione digitale, i comandi dati ad un disco possono essere trasmessi agli altri, permettendo di controllare quindi l’intera lampada da un unico punto.

Grazie alla tecnologia Eeprom, poi, le ultime impostazioni di luminosità vengono memorizzate dalla lampada, così da poterla riaccendere nello stesso stato in cui è stata spenta.

Se qualcun si chiedesse l’origine di un nome così curioso, la risposta arriva direttamente dai progettisti:

“Durante l’assemblaggio della prima lampada ci siamo resi conto che la sua realizzazione produceva molto materiale di scarto. Abbiamo quindi iniziato a pensare a come riutilizzare gli scarti. I dischi di plexiglass hanno trovato immediata collocazione a copertura della base. Gli scarti del ferro, sono invece stati rilavorati, per ricavare la base, le giunzioni, i punti di fissaggio per i magneti e tutta una serie di particolari metallici.

A questo punto, un po’ per scherzo un po’ per gioco, ad ogni pezzo di scarto che si recuperava e si riutilizzava, si diceva ‘questa lampada è come il maiale! Non si butta niente!’.”

www.lampadamayala.it

 

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