Dal 4 Giugno al 27 Novembre 2011 Flavio Lucchini parteciperà alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia con una personale presentata da Alan Jones: “What Woman Whant (?)”. E le donne vogliono il burqa?

Pare che Flavio Lucchini sia il nuovo Andy Warhol. Esponente dell’arte contemporanea, prova ad avvicinare le opere al mondo reale, percorrendo la linea sottilissima che divide la vita di ogni giorno dal regno della moda. Anche quando fare questo vuol dire sollevare polemiche: guardare al burqa come ad un possibile indumento all’ultimo grido non è certo una riflessione destinata a trovare accoglienza unanime.

C’è da riconoscere che quella dell’artista è stata una scelta coraggiosa; dopo aver viaggiato e probabilmente anche diretto le linee principali della moda attraverso le testate ( Vogue Italia, L’Uomo Vogue, Amica, Donna, Moda) che più hanno influenzato l’immaginario femminile, esplora ora il mondo mediorientale, riconoscendo nel burqa e nel niqab il simbolo di un passato che non riesce a farsi davvero passato e che sembra piuttosto tracciare un percorso per il domani.

Si apre così una nuova visione dell’abito contemporaneo, un nuovo modo di guardare queste donne velate, l’immagine per molti più controversa della femminilità, che non per questo però cessano di essere donne.

Questi burqa, carichi di connotazioni religiose, culturali, sociali, diventano allora possibili copertine di testate d’opinione, ritratti d’autore, griffe di moda. E se l’abito è la metafora dei mutamenti interni alla società, oltre che specchio della cultura dei popoli, questi quadri digitali in cui il mouse sostituisce il pennello, non potranno non interrogare e sollecitare  il pubblico.

La riflessione sarà ulteriormente alimentata da una piccola scultura dorata che rappresenta un opulento abito da sera, sogno occidentale che esalta la donna, non la opprime.

Dunque? Questa mostra vuole essere un invito a riflettere sulla globalizzazione e i suoi effetti? Sulla minaccia (sempre se la si voglia intendere come un minaccia) di un futuro dominato dall’islam? Una proposta per avvicinare e imparare a rispettare culture diverse? Un messaggio di solidarietà e rispetto? Ben venga.

Dal mio personalissimo punto di vista, spero (e non credo) che si tratti di voler lanciare una nuova moda. Già vedo Paris Hilton che lancia una collezione di burqa tutta sua; e questo mi preoccuperebbe, perché il rispetto è profondamente diverso da una superficiale imitazione. Indossare un qualsiasi tipo di icona senza conoscere e condividere i geni sociali, le motivazioni culturali e le ideologie che, più o meno condivisibili, stanno alla base di quelle icone stesse, non significa essere solidali né rispettosi; semplicemente, sciocchi.

www.flaviolucchiniart.com

 

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1 Comment

  1. L’imitazione è smitizzazione. E forse per recuperare un terreno meno ambiguo di “rispetto”,anche una fase trasgressiva o trash addirittura potrebbe essere liberatoria. Molte dirette interessate non si sottraggono certo a derive modaiole.
    In ogni caso non mi interesserebbe la collezione Hilton.

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