Come ogni anno, a settembre, ricomincia il grande circo del design: è proprio in autunno infatti che ricominciano le grandi fiere. Un’occasione imperdibile per scoprire le anticipazioni, vedere idee fresche, conoscere nuovi designer.

E così, armato di biglietto low cost e trolley alleggerito al massimo (al ritorno tra cartelle stampa e materiali vari, viaggio sempre con molti chili di bagaglio in più!) sono partito per Parigi prima e per Londra poi alla ricerca delle prime novità.

Maison Objet, la più grande e incredibile fiera dedicata alla casa, è bella come sempre. Ti accoglie con i suoi enormi padiglioni dove gli spazi sono divisi così bene, gli espositori sono così ben raggruppati per tipologie omogenee e la selezione dei partecipanti è così ben curata, che quasi non senti la stanchezza di dover camminare per ore e ore.

Non troppo grande, ma sempre bello. “NOW!”, il padiglione dedicato al design contemporaneo. Ma incredibilmente si trovano splendide proposte in ogni sezione: dalla decorazione alla tavola, dall’oggettistica da regalo all’etnico. Non manca una bella selezione di giovani artigiani, finalmente promossi in uno spazio tutto loro e non mescolati in un confusivo minestrone (come si tende a fare qui da noi) con le proposte di design.

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Con il cuore gonfio di aspettative, riparto la settimana successiva per Londra. Un appuntamento per me imperdibile non solo per la fiera 100% Design o per il contemporaneo London Design Festival, ma soprattutto perché Londra rappresenta ancora oggi per me uno dei luoghi più creativi e vivaci nel panorama europeo e un tuffo nella capitale inglese non può che darti molti stimoli e lasciarti tanti spunti di riflessione.

La fiera è piccola (in tre ore la si vede tutta) ma molto curata e ben divisa per categorie. Nonostante le piccole dimensioni, riescono a dare un bello spazio sia alle nuove proposte, sia alle “delegazioni straniere”: Polonia, Cile, Francia, Sudafrica, Corea e tanti altri paesi. Dell’Italia, a parte un gruppo di intraprendenti designer altoatesini, non si vede l’ombra.

Ma è fuori dalla fiera la parte che preferisco e, sopra tutti, i Portobello Docks di Tom Dixon e Moooi, la collettiva Design Junction, e soprattutto, gli splendidi Tent London e Superbrands ospitati nella vecchia archeologia industriale della Old Truman Brewery.

Cosa mi piace di questi eventi? Che qui designer giovani e aziende leader nel settore convivono fianco a fianco; che si respira un’atmosfera altamente creativa e mai “snob”; che il design è vissuto come una professione normale e non come un’arte esclusiva; che i designer non si sentono parte di un’élite che vive “fuori dal mondo”, ma sono allo stesso tempo creativi e concreti, artigiani e imprenditori.

Come sempre, sono tornato a casa carico di materiale, ma anche di idee, di entusiasmo e di fiducia nel design. Parigi e Londra fanno bene all’umore!

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Ma il titolo non parlava di tre fiere? Già, dimenticavo…

Fra il viaggio in Francia e quello in Inghilterra ho fatto anche un salto al Macef di Milano, dopo qualche anno di assenza. E non vedo l’ora di ripartire a gennaio per la fiera di Stoccolma, così da togliermi quel senso di desolazione che ho ancora nel cuore…

 

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Design Street seleziona e racconta ogni giorno le idee più innovative e i migliori prodotti di design da tutto il mondo. Design Street è considerato uno dei più autorevoli blog indipendenti dedicati al design contemporaneo. Design Street ha vinto per ben 2 volte il premio "Best Design Media": nel 2017 e nel 2020.

2 Comments

  1. GLORIANA PRADA Reply

    e non dici nulla di quello spazio meraviglioso al Macef che si chiama L’Opera Italiana???…

  2. Bello leggere i tuoi commenti su quello che hai visto e ci hai riportato con immagini ed emozione.
    Lascia effettivamente una spiacevole sensazione la triste immagine del MACEF, un po’ come un cattivo retrogusto di un caffè malfatto dopo un pranzo delizioso e prolungato.
    Non sono un esterofilo, anzi continuo a pensare che siamo ancora i migliori del mondo, peccato che riusciamo a nasconderlo così bene.
    Mah….

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