Considerazioni dal London Design Festival 2015
Dopo tanti anni di entusiasmo, quest’anno (purtroppo) sono tornato dal LDF-2015 con un pizzico di delusione.
Niente da dire sulla città, sempre più in fermento, sempre più vivace, sempre più ricca (non solo culturalmente) e, nota dolente…, sempre più costosa! Ma il Design Festival mi ha lasciato un po’ perplesso.
Le ragioni sono diverse, ma si possono riassumere in pochi punti.
Come sempre accade quando un evento cresce di popolarità e si amplia, a farne le spese è la selezione. Si sacrifica la qualità alla quantità e si preferisce vendere gli spazi al miglior offerente piuttosto che lasciarli (magari a meno soldi) a chi se li meriterebbe davvero. Una logica commerciale che alla lunga non paga, a meno che l’unico obiettivo non sia il business.
Seconda ragione. Londra, come ho già avuto modo di scrivere l’anno scorso (vedi l’articolo: Londra batte il London Design Festival per 6 a 0) è una metropoli talmente “di design” che un design festival non regge in confronto alla sua bellezza, a meno che non sia talmente vissuto e coinvolgente da diventare per quella settimana (come succede a Milano ad esempio) un tutt’uno con la città stessa. Invece la capitale inglese non è per niente coinvolta, le persone nemmeno, e il design festival resta un evento esclusivo per pochi addetti ai lavori, inghiottito in una città che lo sovrasta. Anche perché le grandi distanze di Londra lo rendono dispersivo e scomodo da vivere. Ma forse è solo una questione di tempo. Il LDF deve ancora crescere e fare molta strada prima di diventare un grande evento!
Terzo. Si nota un grande dislivello tra la bellezza, l’impatto e la potenza degli eventi culturali organizzati dalla città di Londra, dal LDF e dal Victoria & Albert Museum (l’hub dell’evento) e un Design Festival bello ma un po’ sottotono. Ma di questo (che accenno al giorno 4 qui sotto) parlerò più diffusamente in un prossimo post…
E ora andiamo con ordine e partiamo dall’inizio del mio LDF tour 2015.
1° giorno
Arrivo a Londra e, per rientrare subito nell’atmosfera londinese, mi leggo l’Evening Standard al mercato di Spitalfields gustandomi l’ottimo il Fish&Chips del leggendario Poppies. Quando il “junk food” è veramente delizioso…
2° giorno
Sveglia all’alba. Mi armo di scarpe comode e tessera della metro e parto! Quest’anno per la prima volta ho deciso di fare un salto a Decorex, una fiera decentrata che, non so per quale ragione, avevo sempre “snobbato”. Il mio intuito e la mia ventennale esperienza nel mondo delle fiere mi suggeriva di lasciar perdere… e (come al solito) avevano ragione!
Decorex non è altro che un’esposizione di interior decorator di lusso. Non brutta in sé, a parte la location: un triste tendone in plastica bianca da “sagra della polenta” che stride con la bellezza del Syon Park, lo splendido parco fuori Londra che la ospita, e col tema del lusso di cui, all’interno, si faceva sfoggio! Insomma: contento di averla vista ma non è il mio genere!
Il pomeriggio, approfittando della navetta diretta da Decorex, sono andato a FOCUS, un nuovo evento ospitato presso il Design Centre, a Chelsea Harbour. Un enorme edificio moderno con 3 corti interne sul quale si affacciano oltre 500 (!!!) esclusivi negozi di arredamento. Molto bello, soprattutto l’architettura, ma la degna continuazione della mattinata: interior decoration di lusso. Anche qui: contento di averla vista ma non è il mio genere!
3° giorno
Dopo una prima giornata dedicata, mio malgrado, alla decorazione d’interni, inizia il design tour, quello vero.
E via verso la fiera 100% Design, per la prima volta non ospitata nella vecchia sede di Earls Court, uno storico luogo di Londra che stanno smantellando per far posto a residenze private (guardate qui quanti concerti ha ospitato…). Un pezzo di storia della musica rock che scompare!
Per fortuna la nuova location “Olympia” è bellissima. Una specie di Stazione Centrale di Milano, con enormi arcate in ferro e vetro (solo che è dipinta di bianco invece che di nero). La mostra però non regge la bellezza del suo contenitore e si conferma, per il terzo anno di fila, una delusione.
Il problema è il solito. Troppe cose insieme (arredamento, bagno, cucina, ufficio, brand emergenti parquet, porte…) in troppo poco spazio. Un minestrone con ingredienti che, anno dopo anno, mi sembrano sempre meno selezionati. Peccato davvero, per una grande occasione sprecata.
La mia speranza è quella di consolarmi il pomeriggio, con la “press preview” di uno dei miei eventi preferiti, Designjunction (che a Milano è piuttosto deludente ma a Londra è sempre stato il top del LDF!). Anche questo evento si è spostato dallo storico palazzo dove l’ho conosciuto anni fa, a uno nuovo di fianco. E anche per questa ragione la mia curiosità era alle stelle. E invece… pessimo cambio! Non per la selezione di brand, sempre interessante e di gran qualità, ma per il contesto. La prima location, quattro piani di archeologia industriale “open space” era davvero molto coinvolgente. Dava l’idea di una fiera “post-industriale” dove si ammirava un meraviglioso contrasto tra l’atmosfera di abbandono dell’edificio e la bellezza del design contemporaneo esposto.
Questo nuovo edificio, invece, è un labirinto di stanze e corridoi difficili da visitare e nei quali si è perso quel potente senso di creatività collettiva che si respirava nel precedente edificio. Peccato anche qui. Sono uscito contento sì, ma senza quell’entusiasmo al quale ero abituato.
4° giorno
La terza giornata si è aperta alle 9 col press tour degli eventi “culturali” del LDF che però, essendosi dimostrato ancora una volta il meglio della settimana del design londinese, voglio raccontare nel dettaglio in un post ricco di immagini nei prossimi giorni. La prima (e unica) vera, grande soddisfazione del Festival!!!
Il pomeriggio mi sposto nella vecchia fabbrica in mattoni della “Old Truman Brewery” per un’altra Press preview al doppio evento Tent London-Superbrands. Il mio preferito insieme a Designjunction! Il primo dedicato a collettive straniere e ai giovani brand emergenti, il secondo (come dice il nome) ai brand più affermati. Da sempre, una certezza!
… o meglio, una quasi certezza, dato che ho avuto l’impressione che anche qui, come succede molto spesso al Fuorisalone di Milano, si confonda sempre più il design con l’artigianato. E questo non va bene. Ricordo con grandissimo piacere il mio primo LDF, qualche anno fa, nel quale il Tent London era una meravigliosa selezione di giovani designer e poco distante, sotto la tettoia dello Spitalfields Market, aveva luogo una splendida fiera dell’artigianato più creativo. Ho trovato davvero bello che si sottolineasse questa distinzione e, dato che il livello di entrambi era altissimo, ho avuto grande soddisfazione da entrambi. Poi sempre di più questi due mondi si sono uniti creando un’esposizione ibrida e meno interessante.
In ogni caso niente da dire sull’evento al quale, quest’anno, ho assegnato la palma d’oro. Si distinguono come sempre le collettive. Ottime (come sempre) quelle dei designer svedesi e coreani, due mondi così distanti eppure con un estetica così simile! Molto interessanti quella degli irlandesi e quella degli australiani, interessante new entry al Design Festival. Bella sorpresa, dulcis in fundo, la collettiva “Design from South Italy”: finalmente l’Italia che ritrova il suo orgoglio e si organizza per portare designer e aziende all’estero. Un piacere di fronte al quale qualche tocco di ingenuità passa davvero inosservato. Bravi!
5° giorno.
Il quinto giorno l’ho dedicato a girare per Londra, curiosando qua e là tra gli eventi del festival pur sapendo che gli eventi esterni di quelli che chiamano i Design Districts poco hanno da competere con le collettive che avevo visitato nei giorni precedenti ma che, questo è forse il principale merito, obbligano a girare la città in lungo e in largo. Il modo migliore per gustarsi Londra al di fuori dei tradizionali itinerari turistici.
Il giorno dopo sono rientrato a Milano, pregustandomi già la prossima fiera che ho già prenotato e che è, con Milano, ovviamente, la mia preferita. La Stockholm Furniture & Lighting Fair.
Ciao Londra. Ci vediamo l’anno prossimo!