Cersaie e Marmomacc 2016. Due interessanti riscoperte
La settimana scorsa ho rivisto, dopo tanti anni di assenza, due fiere che non frequentavo da tanti anni e di, sinceramente, non sentivo la mancavanza: parlo del Cersaie 2016 e del Marmomacc 2016. La prima, a Bologna, è dedicata all’universo del bagno e in particolare ai rivestimenti, ai sanitari, alle docce, alle rubinetterie etc. La seconda, a Verona, è dedicata invece ai materiali lapidei e alla loro lavorazione.
Due fiere molto “specializzate” ma che in questi giorni sono state una vera e sorprendente riscoperta.
Partiamo dalla prima
Cersaie 2016
La frequentavo quasi tutti gli anni quando lavoravo in redazione. Uno “speciale bagno” sulle novità presentate a Bologna è un obbligo per ogni mensile di design e quindi, con senso del dovere e un po’ di rassegnazione, partivo per questa fiera che non ho mai amato.
Perché? Forse per “snobismo” (“il design interessante è quello delle lampade, non dei rubinetti…”). Forse perché gli oggetti esposti si assomigliano un po’ tutti (“cosa si può dire di nuovo su un bidet o una cabina doccia”). Forse perché c’era una selezione di arredo bagno di design in mezzo a tanta mediocre concorrenza… Fatto sta che la visita al Cersaie l’ho sempre considerata un dovere più che un piacere.
Quest’anno, invitato da un amico, ho deciso di tornarci e ne sono rimasto piacevolmente stupito. Forse sono cambiato io, e con me il mio modo di vedere le cose (oggi mi interessa soprattutto cogliere e apprezzare il senso delle cose, a prescindere se mi piacciono o meno).
Ma probabilmente sono cambiate anche le due fiere, un po’ per loro volontà, un po’ per le imperscrutabili ragioni del destino…
È questo il caso, mi pare, del Cersaie che ha suo fallito il tentativo di portare a Bologna l’arredobagno, che invece gli ha preferito la fiera Euro Bagno, ospitata biennalmente all’interno del Salone del mobile di Milano.
Ma questo, anziché nuocergli, ha fatto bene al Cersaie, che è ritornata così ad essere la principale fiera dedicata ai rivestimenti e a tutto ciò che è “arredo fisso”. L’hardware, per intenderci.
Lo ha fatto riappropriandosi di quel carattere deciso e riconoscibile che aveva un tempo: ed è stata premiata. In effetti la cosa che più mi ha colpito al Cersaie è vedere tanta gente negli stand impegnata a fare affari, a discutere… gente interessata, che trova in questa fiera esattamente quello che cerca e che probabilmente non trova in nessun altro posto al mondo. Ho anche apprezzato l’apertura alle carte da parati… intese come rivestimento che oggi ha conquistato anche la stanza da bagno.
Aver perso il design ha fatto tornare il Cersaie a fare quello che sa far bene e per cui è sempre stato unico. Non tutti i mali vengono per nuocere.
Mi permettano solo un consiglio gli organizzatori. Sarebbe una cattiva idea ospitare un evento biennale (alternato a Milano) dedicato all’arredo bagno di design? Forse così, senza mescolare i due mondi e senza creare inutili sovrapposizioni, potrebbe funzionare…
Marmomacc 2016
Ma torniamo a noi. Due giorni dopo il Cersaie, vado a Verona, al Marmomacc. Questa fiera non la vedevo da almeno 15 anni, per ragioni analoghe. Poco design, tanti macchinari, un’eccessiva ripetitività dell’offerta (il marmo in qualche milione di varianti…). E così, come avevo fatto con la fiera bolognese, ho abbandonato anche questa al suo destino.
I motivi per cui ci sono tornato sono due: avendomi chiesto la scorsa primavera di moderare la conferenza stampa di presentazione di questa edizione, è nata in me la curiosità di vedere dal vivo le novità di cui avevo sentito parlare. Ma ancor di più, le chiacchierare fatte con le coordinatrici del Marmomacc e con le ragazze dell’ufficio stampa, il cui entusiasmo e la cui voglia di cambiamento hanno fatto crescere in me la già fremente curiosità.
La fiera è divisa in tre parti: la sezione dedicata alle macchine e alle tecniche di lavorazione, affascinante in sé, ma tanto, troppo lontana dal mio mondo. Una parte dedicata alla pietra, sia in forma di lastre, sia di rivestimenti per pareti e pavimenti, sia alle lavorazioni di ogni genere, oggettistica compresa (non molta, devo dire).
La terza, dal titolo “The Italian Stone Thetre“, dedicata alle cosiddette “mostre culturali”. Molto interessante, anche se con qualche riserva che spiego più avanti.
Considerazioni?
Sì, tre.
Prima: il senso di questa fiera.
Come nel caso del Cersaie, anche questo evento è dedicato a un mondo estremamente specifico; e aspettarsi cose diverse, come avevo sempre fatto, era evidentemente un problema mio e non della fiera… Quindi l’ho riabilitata pienamente. Questa è la sua natura e questo il Marmomacc sa fare molto, ma molto bene. Quindi, promossa a pieni voti.
Seconda: le cose viste in fiera.
La lavorazione del marmo ha fatto passi da gigante in questi anni. Oggi la tecnologia consente di creare oggetti in 3D, impensabili un tempo, lavorando la pietra come fosse un materiale tenero. Questo apre nuove strade in grado si moltiplicare la varietà delle proposte, abbattendo la monotonia delle offerte del passato. Ne sono rimasto affascinato, stupefatto…
Terza: Le mostre e l’idea di coniugare marmo e design.
Un grande e condivisibile proposito, che però nasconde una trappola pericolosa. Un’insidia nascosta proprio nella natura stessa del marmo, un materiale tanto bello quanto difficile. Pesante, costoso, complesso da lavorare. Pertanto, per sua stessa natura, poco adatto al mondo del design. O perlomeno, al mondo del design come lo consideriamo oggi.
Mi spiego meglio. Il marmo non deve e non può sostituirsi al legno o alla plastica. Immaginare oggi una scrivania o una libreria in marmo non aiuta di certo il marmo ad attualizzarsi. Anzi. Creare sculture a forma di arredi (costosissime per altro), monumenti domestici difficili da immaginare nelle nostre case va, a mio avviso, in direzione opposta all’idea di “design”.
Io credo che se vogliamo attualizzare questo meraviglioso materiale, e aprirgli le porte del design, dobbiamo andare proprio nella direzione opposta. Togliergli di dosso quella patina monumentale, vecchia e pesante, che il marmo si porta dietro come una maledizione.
Magari sfruttando le nuove tecnologie che, se non usate per creare monumenti fine a se stessi, sono certamente in grado di creare oggetti nuovi, che forse oggi non riusciamo nemmeno a immaginare…
Un ottimo proposito, quindi, ma con risultati alterni. Un 10 per le intenzioni (capisco quanto sia difficile…) e un 7 di incoraggiamento per il risultato. L’anno prossimo mi aspetto almeno un 8!