Nuova BMW 1200 RT: la regina si cambia ancora d’abito. Ma è sempre così necessario rinnovare?
Una delle moto più belle e riuscite degli ultimi decenni, un grande successo di vendite e soprattutto di immagine per il marchio bavarese, che, potendoselo permettere, ridisegna la carrozzeria di uno dei modelli dove il design ha tanta importanza quanto la parte meccanica.
La RT ha segnato lo standard della moto da turismo europea, diventando un simbolo ad oggi insuperato dalla concorrenza. Il suo design è passato in pochi anni dal fluido e plastico della prima versione 1150 cc, all’innovativo e d’avanguardia nella configurazione “a placche” della 1200, recentemente aggiornato, alla versione odierna che sembra un mix non così convincente delle due, nel solco dello stile iniziato con la superturistica 1600.
Una ciclo serrato che, in assenza di innovazioni tecniche e funzionali sostanziali (il nuovo motore poteva essere accolto nella configurazione precedente con un secondo aggiornamento) rischia di risultare effimero.
Sorge il dubbio di fondo, esteso a tutti i prodotti in genere, se tale impostazione di business risulti ancora adeguata, avendo all’orizzonte l’insostenibilità del modello di società occidentale. Oltre alle ricadute dirette di carattere economico ed ambientale, si paga un costo indiretto di instabilità dei simboli e disiorientamento dei mercati.
Meglio un modello che permane al centro dell’immaginario collettivo, con un design autorevole, oppure, un flusso di variazioni che rimanda in continuo la ricerca di un punto di equilibrio? La classicità, non necessariamente storicità, di un modello, come per esempio l’attuale 500 Fiat, ha mostrato, anzitutto alla Fiat stessa operatore tra i più inconsapevoli, che potrebbe risultare economicamente valido un design più accorto e profondo.
Ne possono derivare interessanti effetti per una azienda: successo commerciale, auto-divulgazione e auto-affermazione del prodotto stesso, allungamento della vita dei prodotti e dei profitti, efficienza e riduzione degli investimenti, semplificazione dei processi, fidelizzazione della clientela, autorevolezza del brand, stabilità dei mercati. E per l’ambiente: riduzione dei rifiuti.
Senz’altro i cicli di sostituzione sono basati su puntuali analisi tecnico-finanziarie, ma sarà sempre più ineludibile una gestione “culturale” e “politica” di un brand. Un prodotto che non esprima valori ma solo novità, è destinato ad una vita breve, a diventare rifiuto con performance di costi-benefici insostenibile, si pensi ai cellulari e all’elettronica di consumo. Il design ha molto a che a fare con questo, ma esso è anche espressione diretta della filosofia del suo brand. Bmw si può permettere di cambiare uno dei suoi modelli più rappresentativi con un rischio limitato, grazie alla sua posizione di leader.
Senza filosofia, identità e missione, non ci sono le premesse per un design sensato e convincente. Un mercato sempre più maturo e attento, pone al centro delle sue scelte qualità tecnica e funzionale, unita all’adesione del brand, in termini di condivisione simbolica dei valori espressi, coerenza e qualità estetica dei suoi prodotti.