Unicredit Pavilion: un seme a Milano
Pavilion, ovvero il Seme. Il nuovo centro congressi dello studio De Lucchi, l’Unicredit Pavilion, è infatti un seme tra i grattacieli di Porta Nuova. Zintek l’azienda che produce lamiere in Zinco-Titanio di Porto Marghera ne ha curato il manto di copertura.
A pochi metri da piazza Gae Aulenti, centro dell’intervento di Porta Nuova realizzato dal gruppo Hines Italia, di recente rilevato da Manfredi Catella, è stato inaugurato il nuovo centro congressi di Unicredit.
Trenta mesi di cantiere, assenza di fondamenta, dato che sotto c’è un parcheggio, altissima cura della progettazione tecnica ed esecutiva – in modalità BIM – nonché ampio uso di soluzioni per la sostenibilità certificate dal marchio Leed Gold, un committente solido e aperto che ha apprezzato soluzioni coraggiose: sono alcune delle condizioni che hanno consentito concezione e realizzazione di questo edificio complesso e innovativo dalla ampia flessibilità d’uso.
L’Unicredit Pavilion contiene al piano terra una sala auditorium da 700 posti per congressi e concerti, con sedie appositamente realizzate, finalmente con giusta distanza tra le file, attrezzato per accogliere diversi generi di manifestazioni. Una ampia scala in posizione focale porta alle passerelle del piano primo, dando la possibilità di fruire l’intero spazio a tutta altezza scandito dalle grandi arcate in legno lamellare.
A questo livello sulla parte opposta, i progettisti si sono visti accogliere l’idea di creare un asilo nido, che gode anch’esso di una altezza doppia e di una ampia vista panoramica, la stessa che si gode anche dal secondo livello, dove sono stati previsti spazi per riunioni ed eventi più riservati. Il volume degli impianti è collocato tutto all’interno per lasciare libero il disegno della copertura, che è stato trattato con la cura di una facciata. All’esterno corrono file di fasce frangi-sole in larice e due ampi portelloni rivestiti in Zintek, che incernierati scoprono dei mega schermi per manifestazioni in esterno.
Su tutto prevale la valenza poetica di un oggetto alieno, che pur molto complesso tecnologicamente, rimanda a valori e sensazioni di genere si spera contaminante la perentoria vocazione affaristica specifica di tutto il contorno.