Norihiko Terayama, designer di Studio Note, realizza una serie di specchi architettonici, una perfetta conciliazione tra l’ingenuità del piccolo oggetto e la grandezza e le forme delle architetture.
Fino ad oggi lo specchio è stato considerato come un elemento fisso e statico, un oggetto che sa comunicare poco se non la nostra anima riflessa. Eppure permette di giocare con le linee, crea spettacolari giochi di luce e ombra, rende immateriale qualcosa di materiale: e allora, perché non unire questa magia segreta con la spettacolarità degli edifici?
Possono gli specchi essere usati solo dagli esseri umani e non comunicare con l’essenza del mondo moderno che ci circonda?
Ecco che nasce questa collezione di specchi, ognuno diverso dall’altro capace di riflettere la concretezza dell’impercepibile cogliendone le forme interessanti e le dinamicità visiva.
Linee rette, linee curve, linee parallele, linee che si intersecano e attraversano le ombre, le finestre, i muri, i soffitti.
“Ho riprodotto le linee fatte di luci e ombre dall’architettura e fatte di calcestruzzo, riproponendo “le cose invisibili”, che possono diventare linee di riflesso “visibile” nello specchio”.
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