Intervista di Dario Negri
D.S.: Chi è la designer Nika Zupanc, da dove arriva la tua vocazione? Ti conosciamo ormai da qualche anno per le tue collaborazioni ai massimi livelli (da Moroso a Moooi), quando c’è stata la vera svolta nella tua carriera?
N.Z.: Il Design, e in particolare il design di arredi e complementi, è sempre stato il mio più grande amore e la sfida personale più importante. E’ un mestiere che allo stesso tempo mi consente di esprimermi e di svolgere una costante e profonda ricerca, attraverso la quale sento l’esigenza di dare nuovi contributi e significati a questo mondo. Dopo essermi diplomata all’Academy of Fine Arts and Design ho cominciato subito a lavorare in proprio, sviluppando le idee e le ispirazioni che mi arrivavano dalla vita quotidiana e trasformandole in design e oggetti. Nel 2004 e nel 2005 ho conseguito diversi riconoscimenti in campo internazionale, e dal 2005 al 2008 ho portato le mie creazioni praticamente ovunque, agli eventi più importanti da Londra a Milano a Hong Kong. Questo mi ha permesso di avere una grande visibilità, e mi sono trovata nella condizione di confrontarmi con le persone più incredibili e influenti del mondo design, che hanno cominciato ad apprezzare il mio lavoro e a cercarmi. Ho iniziato quindi a collaborare nel 2008 con Moooi e Moroso, nel 2009 ho pubblicato la mia collezione personale per la prima volta al Superstudio Più e oggi ho una collaborazione con Rossana Orlandi su progetti “limited edition”. Penso che il vero “turning point” per la mia carriera sia stato la decisione di Moooi di produrre la mia “Lolita Lamp”.
D.S.: Potremmo dire che i tuoi progetti, paragonati a tutto quello che si vede in giro, siano, come dire, diversi. C’è sempre una sottile linea che collega un mix di innocenza, sensualità, ironia ed eleganza e viene spontaneo pensare “Wow! quello deve essere un progetto di Nika!”. Qual è il tuo approccio alla creatività e la tua fonte di ispirazione?
N.Z.: L’ispirazione è parte di me. Risiede nella mia vita quotidiana e nelle situazioni più comuni, nei piccoli dettagli… anche le immagini e le parole sono grandi risorse e fonte di ispirazione. Cerco di mixare quello che provo, in modo molto personale, con la filosfia dell’azienda per la quale sto lavorando. Inoltre vedo il design contemporaneo come uno strumento eccezionale e un capitale semantico che mi permette di trasformare semplici oggetti di uso quotidiano in un commento intellegibile per la società contemporanea. Voglio sfidare il razionale, il sobrio e l’utilitario dando voce all’intuito, all’eclettismo e all’intimità.
D.S. Prodotti iconici o funzionali? Quanto pesa la ricerca di un equilibrio, se c’è, tra queste due categorie?
N.Z.: Penso che un prodotto iconico non sia semplicemente un prodotto bello da vedere ma debba necessariamente essere nello stesso tempo innovativo, funzionale, smart e avere quel certo “X-Factor” che gli conferisce una particolare identità, una storia, un valore aggiunto.
D.S.: Qual è il prodotto al quale ti senti più legata?N.Z.: In verità mi sento molto vicina a tutti i prodotti che ho realizzato, ma probabilmente il mio preferito è ancora il primo, la Lolita Lamp. D.S.: Il dream-project che ancora non sei riuscita a realizzare?
N.Z.: Disegnare un’automobile!
D.S.: C’è un materiale con il quale ti piace lavorare in particolare?
N.Z.: No, al contrario, mi piace molto sperimentare, provare le novità, giocare con i materiali e imparare attraverso ogni esperienza. Penso che si debba essere assolutamente aperti ai nuovi materiali e alle tecnologie, per combinarli alla ricerca di nuovi e inaspettati risultati.
D.S.: Qual è la tua opinione in merito al mondo del design contemporaneo?
N.Z.: Credo che essere un designer oggi voglia dire esercitare una professione di grande responsabilità, e penso che noi designers dovremmo essere molto critici verso le nostre stesse idee, selezionando quelle che siano veramente degne di essere prodotte. Ritengo anche che la sostenibilità sia un valore chiave che deve essere indirizzato, non solo attraverso l’uso di determinati materiali ma anche attraverso il tentativo di disegnare oggetti con un lungo ciclo di vita e di utilizzo, che possano essere usati e apprezzati anche dalle prossime generazioni.