Intervista di Dario Negri
Il nome evoca immagini di oriente, qualcosa di esotico o anche di magico e i fondatori di Melogranoblu qualche cosa di magia e incantesimi ne capiscono per certo.
Forse questo nome così particolare a prima vista è difficile da associare ad una immagine: è una azienda di prodotto, ma i loro corpi illuminanti sono realizzati uno per uno, le loro installazioni sono tutte custom e anche il loro modo di fare comunicazione è trasversale. In ogni caso chiunque abbia visto una delle loro rappresentazioni non la dimenticherà più.
Quando si entra in uno spazio allestito da Melogranoblu si accede ad una dimensione fatta di ombra e luce, forme organiche, suoni, emozioni… nel 2012 ci hanno portato sotto il mare con l’installazione Hydra, mentre nel 2013 ci hanno stupito con il morbido diluvio di Maelstrom, che hanno presentato poi alla prima edizione di Downtown Design Dubai alla fine di ottobre. Per tutte, una costante: la lunga coda fuori dal loro spazio.
DS: Massimo Crema e Ermanno Rocchi, ovvero Melogranoblu: in attività dal 1997, ma più recentemente alla ribalta nelle manifestazioni internazionali con la stessa ferma delicatezza che esprimono le vostre creazioni. Vi siete affermati comunicando emozioni senza bisogno di attingere troppo alle parole. Dove e come si è creato questo potente equilibrio espressivo che vi caratterizza e quale momento considerate come “turning point”?
MB: Si è creato grazie all’esperienza maturata in passato in ambito teatrale e al grande interesse che abbiamo sempre avuto per l’utilizzo della luce in scenografia. Il nostro ‘turning point’ è il passaggio dalla luce naturale della fiamma all’applicazione della luce elettrica per la valorizzazione delle forme in vetro.
DS: Nelle vostre “interpretazioni” (mi sembra riduttivo chiamarli prodotti), il vetro, materiale così antico, è sempre presente e si esprime a nuovi livelli, quasi abbiate trovato una prospettiva diversa per arrivare al risultato: dove traete ispirazione e quanto è importante per voi il materiale?
MB: L’incontro con il vetro è stato determinante. Il vetro, infatti, è un materiale “vivo”, la possibilità di plasmarne la forma è il punto di partenza per la sperimentazione e la ricerca necessarie alla finalizzazione di ogni progetto.
DS: Quanta componente di ricerca è presente in un lavoro come il vostro?
MB: La ricerca è basilare per dare corpo alla realizzazione di un’idea che ogni volta è un’alchimia personale di forme, colori e soluzioni.
DS: Vetro di Murano soffiato a mano e centraline di gestione della luce e del colore: qual è l’importanza della tradizione e della tecnologia nelle vostre creazioni?
MB: L’utilizzo delle tecniche tradizionali e il rispetto delle stesse ci dà lo stimolo per utilizzare le nuove tecnologie e accrescere con quest’unione la forza estetica del progetto.
DS: Vocazione per la luce: avete mai pensato di cimentarvi con qualcosa di diverso nell’ambito del design?
MB: Qualsiasi materiale ha bisogno della giusta illuminazione per esprimere pienamente le proprie caratteristiche.
Limitarsi al disegno dell’oggetto e affidare ad altri il compito di “illuminare” (e quindi vestire) il prodotto, è considerato da Melogranoblu un lavoro “non finito”, assolutamente non stimolante.
DS: Dream project di Massimo e Ermanno?
MB: Una grande installazione luminosa inserita in un ambiente naturale come un bosco o sospesa sopra un fiume o un lago. In definitiva, ci piacerebbe realizzare una rappresentazione che sia restituita a quella che è da sempre la fonte della nostra ispirazione: l’osservazione della Natura.
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Molto, molto, molto bello ed interessante