Design Street intervista GamFratesi, il duo di designer italo-danese che si sta imponendo come uno dei più creativi e ricercati studi internazionali. Li abbiamo incontrati durante il Salone del Mobile 20116 nello stand Porro, per il quale hanno disegnato la panchetta Traveller in metallo e cuoio.
DS: Com’è nato il duo Gamfratesi?
GF: Ci siamo conosciuti laureandoci entrambi architettura in Italia e in Danimarca. Ci piace dedicarci sia nel mondo dell’architettura che in quello del design, lavorando in diversi paesi per il mondo, anche a distanza. Il nostro duo è nato un po’ casualmente, semplicemente perché ci siamo trovati bene a lavorare insieme e ci completiamo a vicenda. I contatti progettuali sono stati la chiave per far nascere il nostro studio.
DS: Design italiano e design danese. Cosa hanno in comune e come si contaminano tra di loro?
GF: Sicuramente hanno in comune la tradizione. Entrambi hanno un forte approccio al design e nella ricerca sul design. In Danimarca abbiamo studiato prevalentemente l’Arts&Crafts, e dall’Italia abbiamo preso la progettualità legata al prodotto. Quindi da un lato abbiamo la tradizione e la ricerca di un certo tipo di qualità, dall’altro abbiamo preso l’innovazione e la spinta netta nel trasmettere un messaggio.
DS: Il vostro design si basa, infatti, sull’analisi della tradizione, rivisitata grazie alle tecnologie e con un attento studio del materiali. Ma da cosa nasce il concept dei vostri progetti?
GF: Lavoriamo in maniera differente: a volte possiamo esser legati ad un brief e a ciò che richiede la realizzazione di un determinato prodotto, oppure lavoriamo sulla nostra interpretazione del prodotto. Ci piace lavorare su prodotti che hanno meno impatto commerciale, ma sono più comunicativi, che riescono a trasmettere un messaggio e che sono legati ad un approccio più concettuale e basato sulla qualità. Oppure lavoriamo più sulla funzione del prodotto e alla ricerca umana: cerchiamo di interagire con quelle che sono le esigenze e i comportamenti delle persone attraverso l’interazione con il prodotto, per trasmettere un sentimento positivo.
DS: L’attenzione verso l’utente sta diventando più presente nel mondo del design..
GF: Sicuramente, soprattutto in questo periodo di difficoltà, in cui si cerca di avvicinarsi di più ai problemi sociali. Con il design si tende a riportare il vero valore dell’oggetto, della scelta del materiale.
DS: In questo senso si sta diffondendo sempre più il concetto di personalizzazione, che solitamente non viene compreso a fondo. Cos’è la personalizzazione nel mondo del design per voi?
GF: Può essere semplicemente un gesto che cambia un comportamento. Può essere anche un piccolo dettaglio, ma capace di cambiare completamente il modo di approcciarsi, e il prodotto instaura un dialogo con l’utente. Noi l’abbiamo sperimentato in tanti prodotti, cercando di creare un’intimità, che può essere con se stessi, con gli altri, o con gli oggetti.
DS: Voi lavorate con tantissimi materiali, ma c’è qualche materiale nello specifico a cui siete più interessati?
GF: Ogni materiale presenta una sfida, ed è interessante l’approccio con cui colleghiamo il progetto al materiale. Questi sono tanti e cerchiamo di occuparci un po’ di tutte le tipologie. Il materiale può essere il punto di partenza, ma forse è più interessante la ricerca che ci sta dietro. Noi prediligiamo i materiali e le tecnologie tradizionali, ma guardandoli con un occhio contemporaneo.
DS: I vostri progetti sono stati classificati nella categoria del “minimalismo”. Ma come definite voi il minimalismo? Si basa più sulla semplicità delle forme o sulla ricerca dell’utilità dell’oggetto?
GF: Per noi è l’onestà quella che conta, che può essere anche la condizione della costruzione, considerando solo quello che realmente serve. A volte sta nella concentrazione dei dettagli, che vengono fuori durante il processo di realizzazione. Forse per questo abbiamo lavorato sempre con le macchine, per imparare noi stessi e meravigliarci delle sorprese che a volte vengono fuori.
DS: C’è un progetto che ancora non avete affrontato ma che vi incuriosisce realizzare?
GF: Noi affrontiamo tantissimi temi, che vanno dall’architettura, agli allestimenti, ai progetti… Quindi per noi l’interesse fondamentale è quello di spaziare dal dettaglio alla grande scala. Il nostro obiettivo è quello di mantenere questo rapporto tra la diversificazione dei progetti. Per questo per noi è importante applicarsi in più settori, perché ti aiuta ad aprirti con la mente e trovare degli aspetti inaspettati del progetto.
DS: Secondo voi, come si sta evolvendo il Fuorisalone?
GF: Sicuramente c’è differenza tra il Salone e il Fuorisalone. Durante il Salone, noi presentiamo più i prodotti perché abbiamo un contatto diretto con i visitatori e i professionisti. Il Fuorisalone è uno spazio più creativo, dove noi preferiamo giocare più con gli allestimenti e sentirci più liberi.
DS: Che progetti avete dopo questa edizione del Salone del Mobile?
GF: Attualmente abbiamo tanti progetti in corso, perché il Salone è soltanto una tappa del nostro lavoro. Stiamo riconfigurando alcuni progetti, lavorando per un interno e stiamo curando gli allestimenti per Hermes in Giappone. In più abbiamo realizzato la nostra prima collezione di display.
DS: Un consiglio per i giovani designer.
GF: Applicarsi tanto e avere pazienza nel riuscire a vedere i prodotti finiti e aspettare le collaborazioni, che arrivano molto lentamente. Applicarsi al massimo e sì, avere tanta pazienza.