Nasce ad Austin, il primo quartiere al mondo stampato in 3D.
È del designer Yves Béhar l’idea di creare il primo villaggio di case stampate in 3D.
Negli ultimi anni stiamo assistendo, infatti, alla progressiva affermazione della cultura digitale, la quale sfrutta le strumentazioni elettroniche per la produzione rapida di oggetti in serie variata. Si parla, dunque, di “artigianato 2.0”, controllato da software in grado di inglobare le complesse tecniche del progettare al computer e l’atto della produzione.
Questa tecnica, che consente di realizzare case stampate in 3D, viene chiamata “rapid manufacturing“. Una tecnologia innovativa che permette, grazie ad un processo di stampa tridimensionale, di creare i più svariati oggetti senza preoccupazioni riguardanti un’eventuale complessità della forma.
In America Latina, la collaborazione tra Fuseproject, l’azienda di tecnologie edilizie ICON e l’organizzazione non-profit New Story, ha permesso, sfruttando tecnologie sostenibili, di porre rimedio al problema dei senzatetto. È stato infatti possibile, in appena 24 ore, garantire un alloggio ad oltre cinquanta famiglie di contadini e di tessitori di palme locali. Le case, la cui superficie varia tra i 60 e i 75 metri quadrati, sono realizzate con una struttura in cemento estremamente resistente.
Ogni abitazione dispone di una cucina all’aperto e di un ampio spazio esterno, che potrà essere coltivato e usato per allevamento di piccoli animali. Controsoffitti, sedute e scaffalature interne sono tutte realizzate mediante la stampa digitale. Il dispositivo predisposto per la realizzazione del villaggio è pensato in modo da poter funzionare anche in aree dove non vi sia presenza di acqua o di energia elettrica.
La rivoluzione digitale, potrebbe dunque essere l’origine dell’elaborazione di una nuova cultura materiale capace di formare il substrato tecnico e tecnologico di inediti modelli produttivi, capaci di segnare percorsi alternativi alle attuali logiche di mercato.
Ognuna delle case stampate in 3D ha un costo che si aggira sui 10.000 dollari (al cambio attuale, poco meno di 9000 euro), ma la società produttrice si è posta l’obiettivo di riuscire a dimezzare, in breve tempo, i costi di realizzazione.
Contributor: Simona De Felice