Design Street intervista Martino Gamper
Un’esperienza come ebanista, poi designer e artigiano. Martino Gamper, uno dei designer più accattivanti della contemporaneità, cerca di trovare soluzioni e proporre nuovi punti di vista per ispirare i creativi del domani.
Quest’anno, in occasione dell’anniversario della nascita e perdita del grande Ettore Sottsass, collabora insieme all’azienda Alpi.
Nasce così Re-Connection, una collezione unica di complementi d’arredo che completano e danno continuità a uno dei lavori di Sottsass per l’azienda.
In occasione della presentazione, ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchere con Martino, alla scoperta del valore ed essenza del design e del legno.
DS: Com’è nata la tua passione per il design? Ti definisci più designer o artigiano?
MG: A 14 anni ho iniziato un apprendistato in una falegnameria, dove ho imparato a sperimentare, disegnare e creare per dare vita a prodotti in legno. A 19 anni ho iniziato a frequentare l’università, e da quel momento ho capito che il design era la mia strada.
Mi piaceva disegnare, creare e risolvere problemi. Lo facevo da sempre, ma solo quando ho iniziato a studiare me ne sono reso conto.
DS: Il tuo è un legame molto stretto con il legno…
MG: Sì, anche se ho provato altre strade, ma il legno lo sento più vicino a me. Mi affascina sia come materia, sia per come lo puoi manipolare e trasformare. Ho provato a lavorare con altri materiali, ma preferisco il processo creativo legato al legno.
DS: Nonostante le varie innovazioni tecnologiche di produzione e uso che sta conoscendo il mondo del design, il legno continua a rimanere uno dei materiali principali. Secondo te perché?
MG: Il legno comunica un rapporto particolare, semplicemente perché gli alberi continuano a crescere. Il legno affascina per la sua perfezione – imperfezione. Sembra sempre uguale, ma in realtà non lo è. Si presenta con diverse sfaccettature, colori, texture e diversi modi di lavorarlo.
Il legno è un materiale che continua ad affascinare, perché lo sentiamo molto vicino a noi umani. Questo avviene perché lo vediamo crescere, a differenza degli altri materiali. E poi il legno è un materiale che invecchia bene: più lo vediamo invecchiare, più lo sentiamo emotivamente vicino, come se fosse parte di noi.
DS: Com’è stato per te reinterpretare per Alpi una collezione per Ettore Sottsass?
MG: È stato come lavorare con un grande albero che purtroppo non c’è più, ma continua a esistere. Sentiamo ancora vivo il design di Sottsass, e ancora oggi continua ad ispirarci.
Quando ho iniziato la collaborazione con Alpi, mi sono chiesto come potevo “completare” un lavoro che è stato fatto tanti anni fa. Volevo creare una nuova dimensione, per cui ho deciso di reinterpretare i lavori di Sottsass tagliandoli in pezzi e ricomponendoli, creando un nuovo pattern e trovando un altro linguaggio.
Il lavoro di Sottsass è rimasto, però ho voluto dargli un altro punto di vista.
DS: Ti sei lasciato ispirare anche per il disegno e l’estetica per la creazione di questa collezione?
MG: Ettore Sottsass in realtà mi ha sempre ispirato.
DS: I tuoi lavori nascono dall’interpretazione e valorizzazione di oggetti già esistenti, ma che a volte vengono dimenticati o banalizzati. Presenti idee sorprendenti e a volte eccentriche. Come nascono?
MG: Penso che tutto nasca perché questa è la sfida del creativo e dell’artista.
Dare nuove interpretazioni e andare oltre a quello che è già stato creato da altri è la radice del nostro lavoro. Uno degli obiettivi dei creativi è quello di ispirare i successivi, alimentando una catena infinita di artisti.
Senza sperimentare, il mondo non va avanti e non si va da nessuna parte.
Io stesso mi chiedo perché creare un’altra sedia, o tavolo, o qualsiasi oggetto, di cui magari siamo già pieni; però lo si fa perché sentiamo il bisogno di esprimere se stessi e l’anima degli oggetti…
DS: Quali passioni hai al di fuori del lavoro?
MG: Mi piace molto cucinare, perché ci sono delle analogie con il mio lavoro.
Prima si parte dalla materia prima, poi studi tutti i processi con tutte le sue diverse variazioni… unisci tutto e con il tuo metodo ricavi qualcosa di nuovo. Mi piace sperimentare e vedere subito il risultato della mia creazione.
Le mie passioni in generale sono legati alla montagna, e cerco sempre di legarle al mio lavoro.
DS: Hai un consiglio da dare ai giovani designer?
MG: Dovete essere curiosi in tutto quello che affrontate e dovete letteralmente mettere mano ai progetti. Non dovete vivere solo nel mondo visuale, ma dovete sperimentare e giocare con il mondo tridimensionale e fisico. Bisogna riscoprire la manualità, anche nei progetti complessi.
DS: Secondo te il design sta prendendo strade diverse?
MG: Assolutamente sì! Pochi sperimentano e mettono mano. Lo dico come rimprovero a tutti i giovani designer, perché sono troppo legati agli schermi, anche nella fase della progettazione.
Lo schermo ci fa sembrare tutto più bello. Ma nel momento in cui si deve creare, ti rendi conto che è tutto diverso e difficile. Non bisogna vivere di sole immagini, ma di manualità e sperimentazione. Rischiamo di perdere originalità, se non cambiamo direzione.
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