Il designer olandese Diederik Schneemann ha scelto di aggiungere l’etica all’estetica con questa serie di oggetti ironici creati riciclando vecchie ciabatte raccolte lungo le coste africane.
Le ciabatte di gomma rappresentano infatti un vero problema ambientale in tanti paesi del terzo Mondo perché, dopo l’uso, vengono abbandonate nell’ambiente infestando il territorio, i fiumi e gli oceani.
Il designer con questa collezione ha cercato di creare una consapevolezza ambientale non in modo serioso e pedante ma in con un atteggiamento ironico, che incoraggia a riciclare e a far rinascere, anche in maniera giocosa, gli oggetti abbandonati, ottenndo così un duplice risultato: ripulire le coste e dare lavoro ad una comunità in Kenia, a Nairobi, dove questi oggetti vengono realizzati.
4 Comments
Trovo l’iniziativa geniale! Bravi davvero. Un doppio servizio al design e all’ambiente!!!!
Anche in Niger Paolo Giglio -vice console italiano- ma soprattutto profondo conoscitore del territorio è l’ispiratore di un progetto che nasce coniugando attenzione al territorio-significato per lo svlipuppo locale (utilità)-riciclo-.
Si tratta del recupero e della trasformazione in oggetti utili dei sacchetti di plastica che stanno soffocando l’Africa.
Potete trovare informazioni su http://www.reseda-niger.net
http://www.paologiglio.net. E questa è l’ONG che dà appoggio:
http://www.comunisolidali.org/.
Magari gli autori di questi fantastici oggetti potrebbero avere nuove ispirazioni!
Guardando questi oggetti e leggendo il commento di Marina mi sono venute in mente alcune considerazioni sul “valore delle cose” contenute in una intervista che segnalo. Viene dalla rivista Una città e si può trovare nel sito:
http://www.unacitta.it/newsite/index.asp
UNA CITTÀ n. 178 / 2010 Ottobre
Intervista a Guido Viale
realizzata da Massimo Tesei
IL RIPARATORE
Il ricorso al nuovo potrebbe essere solo una parentesi nella storia dell’umanità; le nostre vite, anche se non ce ne rendiamo conto, sono piene di “riuso”, a partire dalla nostra casa; invertire una cultura che stigmatizza chi ricorre all’usato, riabilitando il valore, anche economico, della manutenzione.
Guido Viale, economista, recentemente ha pubblicato: La civiltà del riuso: riparare, riutilizzare, ridurre, Laterza, 2009
Un estratto:
“Nel mondo contemporaneo, se noi pensiamo alla nostra vita, alla nostra casa, lì per lì siamo indotti a credere che sia tutto nuovo, nel senso che l’abbiamo comprato noi. In realtà anche noi facciamo un ampio ricorso al riuso. Magari nella nostra casa c’è solo un pezzo di antiquariato che spicca, ma in realtà quello che ci circonda non sempre è davvero nuovo. La stessa casa spesso prima è stata usata da qualche altra famiglia”
Vedendo la cultura del riuso di certi paesi del cosiddetto “terzo mondo” e confrontandola con la cultura dello spreco del nostro cosiddetto “mondo avanzato” ci viene da pensare al senso del progresso. Sarà proprio vero che l’idea di andare tutti nella stessa direzione significhi automaticamente che quella direzione sia la migliore e che questa strada sia inevitabile?
Mah!