Il treno che dal “Parc des Expositions” di Villepinte mi riporta a Parigi, impiega quasi 40 minuti per raggiungere la “Gare du Nord”. Da qui devo cambiare ancora 2 linee del Metro prima di arrivare in albergo. Un lungo rituale che invita a riflettere, oltre che sulle dimensioni di Parigi, anche sulla fiera stessa. E Maison&Objet, di riflessioni, ne merita.

Non ho dubbi: bella e interessante. Penso che sia la migliore nel suo genere. Una vera “città dei balocchi” piena di tutto ciò che la mente umana può immaginare. Se uno slogan dei più grandi magazzini londinesi recitava: “Se esiste, lo trovi da Harrod’s”, qui dovete immaginatevi molto di più e, oltretutto, solo per la casa!

Inevitabile il confronto con la nostra fiera di riferimento, il Macef, che apre i battenti a Milano solo una settimana dopo la cugina d’oltralpe. Forse mi sbaglio, ma a me quella di Parigi sembra ancora più grande. Tre giorni pieni non bastano per visitarla tutta e mi vedo costretto a fare delle scelte, confidando nell’esperienza, nel fiuto e nella fortuna!

Rispetto al Macef (più specializzato nell’oggettistica e nella decorazione d’interni) qui un posto di rilievo è dedicato all’arredamento. Se questo può risultare interessante perché offre una panoramica più completa, non lo è a sufficienza per chi si interessa di design. In primo luogo per una questione di dimensioni: all’arredamento sono dedicati infatti “solo” due padiglioni (uno per il design e uno per il mobile moderno). Troppo poco per trovare un “senso” alla selezione delle aziende espositrici o per trovarla sufficientemente interessante (è la stessa critica che avevo già sollevato alla fiera Abita-MI). In secondo luogo perché, vista la vicinanza temporale col Salone del Mobile, le aziende risparmiano le cartucce migliori per Milano. Dopo averlo già constatato a Londra, anche a Parigi ho avuto la conferma che il nostro Salone viene ancora considerato, a ragione o a torto, la fiera n. 1. Buon per noi…

Per il resto, un trionfo di oggettistica, gadget, arte della tavola, outdoor, tessuti, biancheria, ispirazioni etniche e chi più ne ha più ne metta.

Devo ammettere che questo grande circo è davvero ben organizzato e molto selezionato. I padiglioni tematici (vedi pianta allegata) sono molto vari e anche in quelli “meno interessanti” non ci si annoia. Non mi sono (quasi) mai trovato circondato da quell’esposizione di banalità e di cose tutte uguali, che ho visto spesso in altre fiere (anche al Macef, purtroppo). Bravi dunque ai francesi che hanno puntato sull’originalità, sulla qualità, sulla varietà dell’offerta. Insomma, tutto ciò che si può trovare nei migliori negozi del mondo, passa prima da qui.

Ma la soddisfazione più grande che mi ha lasciato questa fiera è che dappertutto, in ogni padiglione, ho trovato belle e inaspettate sorprese. Designer, artigiani, piccole realtà che meriterebbero spazi ben più importanti; creativi anonimi che non hanno nulla da invidiare a nomi più famosi e altisonanti.

Questo, penso, è la parte più bella del nostro lavoro: saper cercare e scoprire, anche in mezzo a un mare di banalità, delle piccole isole di bellezza. Parigi e la sua fiera offrono davvero questa splendida opportunità.

L’importante è girare sempre con la curiosità di un gatto!

 

 

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Design Street seleziona e racconta ogni giorno le idee più innovative e i migliori prodotti di design da tutto il mondo. Design Street è considerato uno dei più autorevoli blog indipendenti dedicati al design contemporaneo. Design Street ha vinto per ben 2 volte il premio "Best Design Media": nel 2017 e nel 2020.

2 Comments

  1. Esplorare. Vedendo ciò che agli altri sfugge, cogliendo l’inatteso, leggendo ciò che trasgredisce l’ordine dato-per-scontato e anticipa il nuovo. Tutto questo è il merito del gatto

  2. Ehi, gatto esploratore, dal sintetico book fotografico che hai pubblicato sembra davvero essere stata un’esperienza interessante.

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